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Later

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Il verdetto di Dolores:
3/5

 

Lunghi giorni e piacevoli notti cari coloni sperduti. Nemmeno a noi piace cominciare con delle scuse, esattamente come non piace a Jamie Conklin, il protagonista del libro che racconta la sua storia, ma tant’è. Scusateci quindi, ma Later non ci è piaciuto. Non del tutto almeno. Ci è sembrato il risultato di un compito in classe, portato a casa egregiamente come sempre, certo, ma non del tutto personale, sentito, autentico. In realtà non dovremmo scusarci della cosa perché i gusti sono soggettivi e magari a voi il libro piacerà molto, eppure questo è quanto. Prima di iniziare la recensione ci siamo interrogati sul perché e per come la cosa sia potuta succedere e abbiamo subito trovato un’infinità di motivazioni, ma tutte convergono ad una sola: non abbiamo visto la magia di King.

 Non è scoccata la scintilla giusta e a pagina 109 stavamo ancora aspettando di sentire il solito coinvolgimento che ci prende quando leggiamo il Re. Ci è sembrato, in realtà la sensazione ce la portiamo dietro da un po’, che SK abbia lavorato di mestiere per far contenti i suoi Fedeli Lettori ma che, proprio in virtù di questa fedeltà, sicuramente avrebbero aspettato anche un anno in più pur di leggere un bel romanzo King style, con bambini ai quali finisci per affezionarti e considerare fratellini minori o personaggi femminili tosti, dolci, combattivi e sopra le righe, tipo Holly Gibney, per citarne uno recente. 

E siccome non vogliamo capiti lo stesso con Billy Summers e Willie the Weirdo, per le prossime uscite zero aspettative, aye! Ciò detto veniamo alle nostre messi e vediamo di cosa parla Later.

 

Nella GIF, una testimonianza di Dolores a pagina 109 di Later.

 

Morti, tacchini e tacchini morti.

Il protagonista della storia, il Jamie Conklin di poco fa, è un bimbo di sei anni (nel corso delle vicende lo vedremo crescere) che vede i morti, esattamente come ne Il sesto senso, film citato più volte nelle pagine. J. però non ha al suo fianco Bruce Willis, ma la madre, Tia, agente letterario, con un segreto che si scoprirà solo alla fine ma che i buoni deduttori alla Poirot potrebbero cogliere anche in anticipo sulla rivelazione. Segreto a parte, che nelle prime pagine è ancora davvero troppo lontano da cogliere, Jamie ci dà prova della sua specialissima vista scambiando quattro chiacchiere con la defunta signora Burkett, fino a quella mattina sua vicina di appartamento, e che poco gentilmente gli stronca il disegno del tacchino che il bambino sente invece di aver elevato ad opera d’arte. Tra una chiacchiera e l’altra e il tentativo della madre di consolare il signor Burkett, professore in pensione nonché anziano marito della defunta, Jamie ci racconta quei giorni, quei mesi e quelle situazioni che l’hanno portato a poter conversare coi defunti. Tramite lui si viene a sapere ad esempio che i morti se interrogati devono dire la verità. Per loro ormai, vista la condizione di non vita nella quale si muovono cambia poco, per chi è ancora vivo, invece, cambia parecchio. Proprio per questo in almeno tre occasioni nel libro, il suo talento verrà sfruttato prima dalla madre Tia e poi dalla sua compagna Liz Dutton, detective della polizia di New York, ma che presto diventerà ex vista la sua tendenza a sconfinare dalla parte opposta alla legge. E sconfinerà parecchio, ma parecchio proprio.

 

La saga di Roanoke: un successo sicuro come le tasse da pagare.

Nel corso del romanzo Jamie ci dà diverse prove del suo talento particolare (ad esempio quando fa ritrovare alla madre gli anelli della Signora Burkett nonostante la stroncatura del tacchino), ma la prima volta in cui lo vediamo fare sul serio è quando viene portato a casa dello scrittore Regis Thomas reclutato nelle fila dell’agenzia letteraria di Tia, che ha avuto la brillante idea di lasciare questo mondo prima di scrivere il romanzo conclusivo della saga che ha reso lui famoso e Tia benestante. Se Tia avesse avuto altre galline dalle uova d’oro nel suo carnet di scrittori, si sarebbe messa l’animo in pace e avrebbe lasciato riposare lo spirito dello scrittore e la saga di Roanoke. Il caso ha voluto però che il buon vecchio Reg fosse il suo campione d’incassi, ecco, tiè. Oltre a questo, una fila di mosse sbagliate in campo finanziario, il veder evaporare le percentuali sui diritti dell’ultimo romanzo della serie (che come vendite avrebbe fatto il botto e avrebbe dato il via alle ristampe di tutti gli altri) e la malattia del fratello con relativa retta di lusso nella casa di cura più in del momento, la spingono a muoversi in un terreno fino ad allora scansato. Sì perché un po’ ipocrituccia Tia ci è parsa. Prima di servirsene per il proprio tornaconto, ha sempre visto la peculiarità del figlio come un qualcosa magari non di negativo ma non certo di positivo. Ma poi, al momento opportuno, se n’è impossessata usando Jamie come medium, facendogli fare da ponte tra lei, il defunto, il mondo dei vivi e la saga di Sapetechi. In pratica il trio scalcinato di Tia, Liz e Jamie si presenta a casa del trapassato e lo costringe a dettare, raccontare più che altro,  l’intero romanzo conclusivo al bambino. Questo punto sulla dettatura del libro da Thomas a Jamie e la successiva stesura del romanzo stesso da parte di Tia ci è parso un po’ forzato. Prima di tutto non basta leggere tantissimo per poi riuscire a mettere su un romanzo, non tutti sono scrittori e invece Tia ci è riuscita in quattro e quattr’otto. Secondo poi la cosa è ancora più difficile se il romanzo stesso non è neanche tuo, ma di qualcun altro. Ne devi copiare lo stile (addirittura la donna riesce a migliorarlo) e convincere editore, Fedeli Lettori e critica. Per terzo, basta qualche ora di domanda e risposta tra un bimbo, una nicchia di vuoto dove si pensa ci sia un fantasma, una madre col registratore e una poliziotta che allunga una bibita al medium per fugare ogni dubbio sulla trama? Per descrivere ogni dettaglio ed entrare nello spirito della storia? Per riuscire a capire tutto quello che si deve dire in tipo 300 pagine e passa? Noi crediamo di no, ma King crede di sì quindi va bene così. E poi, dai, stiamo dicendo che è poco verosimile una parte di libro che parla di bambini che vedono i morti?? Andiamo, la critica stessa è aria fritta

Digressione: Gilead e Dintorni ha regalato ai propri follower la possibilità di vincere una copia di Later, calda calda a casa vostra il giorno dell'uscita in Italia.

In foto la nostra stupenda fan, Alessandra, che si è aggiudicata la vittoria.

Una fan di Gilead con la sua copia di Later
Alessandra
Vincitrice del Contest di Marzo

  

Thumper non è Tamburino di Bambi.

Portato a casa un punteggio positivo con il fantasma dettatore, Tia si butta anima e corpo nel lavoro di scrittura e intanto Jamie cresce ancora un po’ e continua con la sua vita nella quale la presenza di Liz gli sembra sempre più ingombrante. Non avendo più sei anni ha capito perfettamente che lei e sua madre sono molto più che semplici amiche e gli starebbe anche bene se non fosse che la cosa gli toglie l’attenzione della mamy che fin’ora ha fatto squadra solo con lui. Ma di tempo per essere geloso ce n’è poco perché il rapporto di coppia tra le due finisce male a causa di conflitti in pratica su ogni aspetto della vita ma, soprattutto, finisce per il vizietto della detective di fare la criminale. Corriere di droga, più precisamente. Un giorno così Tia trova in casa un bel pacchetto di polvere bianca portato da Liz e ovviamente rompe ogni rapporto con lei cacciandola in malo modo. A Jamie il fatto non dispiace, sia perché col successo del libro scritto dalla madre sotto mentite spoglie hanno ripreso a vivere agiatamente e sia perché essendo uscita di scena lei, J. può tornare a fare squadra con Tee Tee. Liz, però, non ha intenzione di restare per sempre nel dimenticatoio e un giorno si para di fronte al bambino che adesso è un ragazzo e gli fa la stessa proposta che gli ha fatto la madre circo un anno e mezzo prima: essere il ponte tra lei e un morto. Anche stavolta Jamie, per quanto riluttante, non può rifiutare anche se non si tratta di uno scrittore solitario tarchiatello e scorbutico, ma di un bombarolo pazzo. Kenneth Alan Therriault, per gli amici Thumper (non quello di Bambi), il nome del bombarolo che nella sua carriera pluriennale costringe a mettere su ben tre task force per acchiapparlo. Mr T. (non quello dell’A-team), piazza moltissimi ordigni, ferisce una quantità ragguardevole di persone e alla fine riesce anche ad uccidere un poveretto. Ma il meglio se lo lascia per la fine quando, sentendo che il cerchio gli si stringe addosso, poco prima di essere preso si spara un colpo in testa credendo così di fregare il mondo intero portandosi nella tomba il segreto della posizione dell’ultima bomba che ha piazzato prima di tirare le cuoia. Jamie dunque capisce la motivazione della richiesta di Liz: la donna vuole che lo costringa a dire dove ha nascosto la trappola esplosiva, l’ultima, la più mortale di tutte. Ora se fosse solo per lei il ragazzo farebbe spallucce e andrebbe per la sua strada ma non può negare che il pensiero di essere l’unico che effettivamente può risolvere la situazione e magari salvare la vita ad un sacco di persone innocenti conti parecchio sulla sua volontà di aiutarla. Così accetta nonostante le motivazioni della donna siano molto poco altruistiche e molto molto molto simili a quelle della madre tempo prima, salvare la propria carriera. Ordunque il giovane J. si mette alla ricerca del fantasma del bombarolo e orbene lo trova!

 

Un artificiere metafisico.

Trovato Thumper Jamie capisce che non si tratta di un morto come gli altri. Non scompare subito, il tono della voce non diminuisce, non diventa trasparente e non è affatto remissivo. Mr T. anzi gli pare combattivo, presente a sé stesso e soprattutto non ha intenzione di rispondere alle sue domande. Lo deve lavorare ai fianchi e alla fine il fantasma la posizione della bomba gliela rivela, sì, ma la cosa non si dimostra affatto facile come le altre volte. Mentre Jamie riflette su questa nuova tipologia di entità, Liz, mettendo in scena una recitazione un tantino scarsa ma efficace, tra registrazioni, telefonate fasulle e testimoni imboccati, riesce a convincere il capo delle operazioni di ricerca a dirigersi nel supermercato scelto dal bombarolo prima che succeda una carneficina. L’ordigno viene recuperato e disinnescato, le vite di molti salvate e la carriera di Liz per il momento pare salva. Appena avuto quel che voleva la detective riporta il ragazzo a casa uscendo dalla sua vita (solo per il momento, anche lei lascia il meglio per il finale), il ché per lui è una buona cosa. Ma c’è un  effetto importantissimo che l’aver interagito col fantasma di Therriault porta a Jamie: lo spirito comincia a perseguitarlo. Tipo stalker. Non se lo trova sotto il letto o dentro la doccia ma capita molto di frequente che gli appaia vicino, gli parli, gli faccia ciao ciao con la mano e via dicendo. Certo non è la migliore delle situazioni per un adolescente che dovrebbe fare esperienze sì, ma non paranormali. Comunque il tempo passa, Jamie cresce, la madre riesce a rimettere in sesto l’agenzia, a trovare una buona clinica per il fratello e tutto pare scorrere per il verso giusto, apparizioni di Mr T. a parte. Il giovane Concklin infatti non sopporta l’idea di avere alle calcagna uno spirito che lo perseguiti. E come dargli torto. Decide così che deve fare qualcosa per liberarsene ma ovviamente non sa cosa. Si confida dunque con l’unico adulto che, seppur scettico, almeno lo starà ad ascoltare: il professor Burkett. Il prof si dimostra un vero asso nella manica (anche in questo caso che proprio l’anziano insegnante tiri fuori la scala reale per aiutarlo ci pare una piccola forzatura, v.s.) e sebbene non creda totalmente alla storia del ragazzo, deve ammettere che già ai tempi del ritrovamento degli anelli della moglie qualche dubbio su di lui lo avesse avuto. In più Jamie gli svela dei particolari che non avrebbe mai potuto conoscere se non fosse stata proprio la moglie a confidarglieli così, anche se non proprio convinto convinto, suggerisce al suo amico la tattica da mettere in campo contro il fantasma. Gli dice innanzitutto che il tipo non è un morto qualsiasi, J. ci era arrivato da solo grazie prof, e non perché sia un ex bombarolo ma perché un’entità maligna ha deciso di impossessarsi del residuo del suo spirito, infestandolo e rendendolo qualcosa di molto pericoloso e assolutamente diverso da ogni altro spettro che il medium abbia incontrato e poi, sul finire della conversazione, Burkett sgancia pure lui una bomba, senza uccidere nessuno però.

 

Il rito di Chüd, non quello di It.

La bomba sganciata da B. è la seguente: gli consiglia di mettere in atto il rito di Chüd! Sì, avete capito bene! Anche noi siamo saltati sulla sedia e per un attimo ci siamo ritrovati a Derry con It di fronte… quindi il prof, tomo tomo cacchio cacchio, senza sapere granché di paranormale e senza neanche tanto credere al ragazzo, gli svela l’arma che potrà farlo vincere nella battaglia psicologica con il fantasma di Thumper o meglio, con l’entità che lo infesta. All’inizio Jamie è perplesso, soprattutto per la parte del mordersi la lingua a vicenda con lo spettro, poi capisce che il tutto è metaforico e la lotta che devono intraprendere è tra le due volontà, mettendo in campo coraggio e fermezza, risolutezza e capacità di imporre all’altro il proprio volere. Oh, mica facile! Seppure la cosa gli sembra difficile a Jamie va già bene il fatto che non debba mordere sul serio nessuna lingua quindi torna a casa e continua la sua vita prendendo sempre più coraggio fin quando gli si presenta l’occasione d’oro per duellare col fantasma. Succede tutto un sabato che J.sta per uscire dal palazzo, mentre fantastica di partite e di ragazze e si ritrova Therriault nel corridoio che porta all’atrio dell’edificio. La cosa, invece di spaventarlo, lo fa incavolare di brutto. Addirittura gli parte l’embolo e gli si lancia contro, ma non solo! Dà il via alla battaglia e la vince pure (pur non capendo bene lui stesso come ci sia riuscito) costringendo alla ritirata Mr T. e riuscendo in qualche modo a strappargli la promessa che basta che gli faccia un fischio e lui correrà in suo aiuto. Questo glielo dice Mr T. in persona. Ma a quale prezzo? Ci chiediamo. Se lo chiede anche Jamie che, incredulo della vittoria, quel fischio non ha intenzione di farlo (per lo meno all’inizio). Aver avuto tanta fortuna gli basta e avanza così si gode il successo e continua la sua vita.

 

E si arriva alla parola fine.

Sembra che la situazione sia risolta quando accadono due cose: Il professor B. muore d’infarto e riciccia fuori Liz. Come a Jamie anche a noi dispiace per la dipartita del prof ma quest’ultima parte del libro è quella che ci è piaciuta di più. Diventato un fantasma l’ex insegnante si disinteressa della storia di Jamie, non per cattiveria, semplicemente è morto, perché dovrebbe interessargli ancora? L’unica cosa che gli raccomanda è di non evocare lo spettro di Thumper, non fargli nessun fischio, poi risponde ad una domanda cruciale di J. (ricordate il segreto citato all’inizio?) e se ne va. Nel frattempo Jamie ha quindici anni e crede che tutto vada bene se non fosse che Liz lo rapisce per la seconda volta. La donna è messa malissimo. Licenziata, dimagrita, invecchiata e con segni inconfondibili di dipendenza da sniffate. E di tirate se ne fa a iosa mentre è col quindicenne, tanto che ormai non si cura neanche più di pulirsi il sangue che le cola dal naso. Come mai l’ex  detective ha di nuovo rapito J? Perché stavolta gli serve per il suo secondo lavoro, quello da criminale. Jamie prova a rifiutare ma Liz lo ricatta dicendo di spifferare al mondo intero la vera storia del romanzo post mortem di Regis e di come si sia svolta la vicenda col registratore, la dettatura e tutto. Messo alle strette J. sale in macchina e affronta le ore più buie della sua vita. Durante il viaggio scopre che Liz vuole interrogare il fantasma di tale Donnie Bigs che pare abbia un’ingentissima scorta di pillole di ossicodone, migliaia addirittura. E lei vuole farsi dire dove le ha messe per iniziare un giro tutto in proprio. Basta fare il corriere, si fa il salto di qualità. Finalmente a questo punto ne accadono di tutte i colori. La resa dei conti tra i vari protagonisti è arrivata. Sono tutti insieme appassionatamente, Liz, Therriault (sì, torna anche lui a seguito di un fischio), Jamie, Donnie Bigs, poliziotti, Tia, fratello di Tia, specchi porte di altri mondi, cellulari trafugati e nuovi fantasmi. Sono gli ultimi capitoli che secondo noi portano la vera firma di King. Coinvolgenti, con la suspense che serve, il finale incerto, le domande aperte, dispiacere per qualcuno e grande soddisfazione invece per la fine di altri. Il coraggio di affrontare i propri demoni forse è la chiave di lettura di tutta la storia, quello che diciamo noi è che i demoni non sono solo quelli che infestano gli ascensori, i peggiori sono quelli di carne ed ossa che mettono bombe, che rapiscono bambini, che imbrogliano per aver successo e via col vento. I demoni sono quelli che ti porti dentro come segreti che nessuno deve mai scoprire, soprattutto il figlio quindicenne. I demoni sono quelli che, scoperto il segreto della propria madre, si fanno tacere anche a ventidue anni pur di non rompere il rapporto con lei. 

 

Beh, fateci sapere se di demoni ne affrontate anche voi, con o senza rito di Chüd, ma soprattutto diteci se a voi il libro è piaciuto.

Intanto, buona lettura a tutti, ci risentiamo alla prossima e lunga vita alle vostre messi,

 Vostra affezionatissima

D.D. Dolores Deschain

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