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The Stand | La Serie

The Stand | La Serie
Il verdetto di Dolores:
4/5

Lunghi giorni e piacevoli notti, cari coloni sperduti.

Com’è già accaduto con The Outsider (cliccate qui per rispolverare la nostra recensione del libro e qui, invece, per quella della serie TV) oggi recensiremo la serie tv di uno dei romanzi del Re, L’ombra dello scorpione, universalmente conosciuto come The Stand e probabilmente uno dei suoi scritti più famosi. Senz’altro nella top five della nostra classifica personale.

Lasciateci aggiungere che un libro più attuale di questo, vista la situazione pandemica globale, il Re  non avrebbe potuto scriverlo e ricordiamoci che in America è uscito nel 1978, sfiorando ormai il mezzo secolo di vita. Serie fresca fresca di programmazione negli U.S.A è a cura della CBS All Access, la stessa casa di produzione che ha messo in onda anche The Outsider, oh devono avere in organico qualche grande fan di Stephen King!

Qui a Gilead, e lì in Italia, il tutto è usufruibile sulla piattaforma StarzPlay

 

 

La trasposizione televisiva conta 9  episodi che racconteremo cercando di combattere la tentazione di fare continui parallelismi col libro. No, scherziamo, sappiamo già che non sarà possibile un po’ per deformazione professionale un po’ perché scatta un meccanismo automatico tipo quando torna l’ora legale/solare e ci si mette a togliere/aggiungere un’ora di continuo per tutto il giorno. Ciò che subito salta agli occhi è che la storia non segue lo stesso storyline del libro. In merito al casting poi, l’attrice che ci sembra calzare ad hoc per il suo ruolo è la grande Whoopi Goldberg alias Mother Abagail mentre il nostro eroe del cuore rimane anche qui in tv come sulla carta stampata, Tom Cullen. Altro elemento subito riscontrabile guardando il programma in toto, è la velocità con la quale gli avvenimenti si susseguono, cosa che naturalmente impedisce di scavare a fondo nella psicologia dei protagonisti. Ma mettere mano ad un’opera titanica come The Stand implica anche decidere cosa lasciare della trama originale e cosa tagliare qua e là quindi diciamo che nel suo complesso L’ombra dello scorpione formato tv è divertente, coinvolgente, veloce, con colpi di scena e ritmi serrati con una trama, mbé, unica e rende omaggio al Re molto più di tante altre cose viste negli anni passati. Tirando le somme con i 9 episodi si ride, si piange, ci si diverte, ci si commuove, ci si spaventa e si fa il tifo per gli eroi.  Il grado di interesse a partire dalla terza puntata in poi è in continua salita e si finisce con l’affezionarsi anche ai personaggi secondari. Nella quarta puntata, poi, Stephen King appare in uno dei suoi camei ma non esattamente come attore, sapete dirci in che veste, quando e dove? Non si vince nulla tranne il nostro, aye!

Nello sguardo d’insieme quindi The Stand Formato 4:3 ci è parso un buon lavoro, ben riuscito, il ché non ci sembra poco e i brani musicali scelti a chiusura di ogni episodio sono bellissimi, dieci punti per la musica. Bene, siete pronti a diventare la Resistenza contro Randall Flagg doppia g, come lui stesso ci tiene a precisare?

Se sì, partiamo, se no, vi aspettiamo a Boulder e vi auguriamo fin tanto che siamo qui, lunga vita alle vostre messi.

Episodio 1: La va bene

Mentre nelle pagine scritte la storia inizia proprio dal Ground Zero della catastrofe, un laboratorio militare dal quale “fugge” una super influenza super mortale super infettiva e super apocalittica, in tv ci ritroviamo a cinque mesi dopo che tutto è già bello che successo. Una voce narrante si presenta come Mother Abagail e ci si chiede chi è costei, Carneade? No, è la Buona, il Bene, la Luce.

Whoopi Goldberg è Madre Abigail

Ma se esiste la Luce mi insegnate che da qualche parte dev’esserci anche il Buio. E infatti c’è e indossa jeans scoloriti e stivaloni da cowboy, lo incontreremo presto. Cari coloni sperduti miei sappiate che per tutto il tempo della narrazione si aprono flash back grazie ai quali la trama comincia a dipanarsi e la tensione a farsi sempre più forte. Il presente ci dice che c’è una squadra di gente che si occupa di dare degna sepoltura alle vittime di un virus che ha fatto fuori ben 7 miliardi di persone chiamato Captain Trips e il flash back di cinque mesi prima ci mostra come in tutta America si stia riscontrando un’influenza molto virulenta per la quale i governanti hanno deciso di evitare gli assembramenti e chiudere bar e ristoranti… mmmhhh… la cosa mi sembra già sentita. In questo scenario incontriamo Harold per metà voyeur e per metà bullizzato da ragazzi più grandi e forti che più in là diventerà un personaggio fondamentale di The Stand . Al momento H. si aggira scontento per un paese zeppo di gente che tossisce e se anche lui non cova questa super influenza, in cuor suo l’odio verso il mondo lo cova eccome. Sebbene alle autorità sanitarie non sia ancora ben chiaro come lavori Captain Trips a noi è chiarissimo quanto Harold abbia una personalità bella complicata e dicendo complicata gli abbiamo fatto un complimento. Comunque sia, il mancato scrittore H. una cosa buona in questa prima puntata la fa, ovvero, per il rotto della cuffia salva la vita a Frannie (di cui è innamorato da quando gli faceva da babysitter) il giorno in cui lei, non reggendo la pressione di tutta la situazione, decide di svuotarsi nello stomaco qualcosa come cinque confezioni di barbiturici.

Anche Frannie è una figura cruciale per la serie ed è infatti una delle prime a sognare il campo di granturco dal quale Mother Abagail/Abby la chiama e la invita ad andarla a trovare a Boulder. Intanto qualcuno ha rinchiuso un altro protagonista, Stu Redman, in una sorta di ospedale o pseudo tale, per cercare di capire come mai su di lui il virus non abbia attecchito. In questa struttura diventa quasi amico (nel libro non accade) del dottore che lo segue e che una notte lo solleva di peso e lo trasferisce in un modernissimo centro di studio delle malattie infettive dove la speranza è che chi ci lavora sappia su cosa stanno mettendo le mani. Peccato non lo sappiano e tempo qualche giorno il centro  stesso viene raggiunto dalla malattia, lasciando di nuovo Stu come unico superstite. Oh, non è che Stu porta sfiga, vero?

Fatto sta che grazie all’aiuto di un generale che scopre la poesia proprio poco prima di farla finita con un colpo di pistola, Redman riesce a darsela a gambe e ad allontanarsi dal posto che invece Frannie ed Harold decidono di raggiungere in moto. Harold, che dopo una vita di tentativi ci riesce a modo suo a diventare scrittore, nel tempo “presente” non solo fa parte della squadra di sepoltura ma inizia una doppia vita da bravo ragazzo di giorno e squilibrato di notte, quando viene visitato in sogno dal Cattivo della storia, l’Uomo Nero (l’affascinante attore Alexander Skarsgård, forse addirittura un tantino troppo avvenente per ricoprire quel ruolo, secondo noi) che ha subodorato da un bel pezzo l’odio covato dal ragazzo e per questo lo chiama a sé.

Alexander Skarsgård | via GIPHY

 The “man in black” Randall Flagg, che nelle incursioni notturne dona ai suoi adepti una spilla nera striata di rosso, oltre agli stivaloni da cowboy che a volte arrivano da soli prima di lui, ha una spilletta che fa l’occhiolino, che simpaticone. Fonzie aveva il giubbotto di pelle e i pollici all’insù e lui ha gli stivaloni e la spilletta. In un ennesimo flash back ritroviamo quegli stessi stivaloni, o meglio, la punta di uno di quelli che, scattato il lockdown nel centro militare quando Captain Trips inizia la sua fuga, blocca il portellone che avrebbe dovuto sigillare l’area permettendo al virus di uscire. In definitiva una bella prima puntata, molto serrata e veloce che prepara a mettere in gioco tutte le carte della storia.

Staremo a vedere…

 

Episodio 2: Salvatore Tascabile

The Stand non è un paese né per vecchi, né per stomaci deboli. 

Se vi disgusta vedere muco di tutti i colori uscire da ogni orifizio del corpo umano, bulbi oculari beccati via da corvi, topi che escono dalla bocca delle persone, gente gonfia  alla Jabba the Hutt di Star Wars e via dicendo, credo dobbiate salutare questa serie proprio qui e proprio adesso perché sono poche le scene in cui tutto è tranquillo o non si vede qualcosa di splatter

A parte questo, una critica ci nasce spontanea: va bene che i flash back servono a spiegarci come si è arrivati al presente (tipo Larry che dopo essersi fregato la canzone a un poveraccio diventa quasi famoso ma non fa in tempo a godersela, o sempre lui che finalmente incontra la vecchina profetessa e un altro dei protagonisti, Nick Andros) ma arrivano con un intervallo serrato di cinque secondi l’uno dall’altro e spezzettano moltissimo quello che si sta vedendo tanto che si deve fare attenzione a chi siete, quanti siete, dove andate, un fiorino. 

Va beh. Si inizia la seconda puntata che già sono tutti a Boulder, la zona libera, dove si ritrovano i buoni che hanno raggiunto Mother Abagail attirati dal suo richiamo positivo come le api dal miele. Il comitato di benvenuto è formato da Stu e Frannie. Il trio Larry+Nadine+Joe, che nel libro ci mette un secolo a formarsi, è già molto formato, la povera Rita è già molto morta, da sola, in una notte di pioggia, sotto un lampione, Nadine è già molto incasinata spiritualmente e usa le planchette per connettersi col Dark Man  e Frannie che è già molto incinta. È proprio Fran che fa fare ai nuovi arrivati un simpatico tour della zona. In tutto questo Larry saluta prima Stu poi Harold che, non ci si crede, pensa sia un eroe e gli porta pure una bottiglia di vino per ringraziarlo di averlo in qualche modo guidato lasciando indicazioni scritte per tutte le strade d’America. 

Si torna poi a cinque mesi prima e si assiste alla fuga di Larry da New York che decide di passare per le fogne (nel libro era il Lincoln Tunnell). Nella sua nuotata nelle acque nere il ragazzo dice fuck 14 volte, le abbiamo contate, e incontra il cadavere galleggiante della mamma che lo cazzia per non essere andato a trovarla. Ma Larry, pensavi sarebbe stato bello passare da lì??? Era meglio il Lincoln Tunnel! 

Poco dopo, in un tarantiniano stallo alla messicana, ritroviamo quello che diventerà il braccio destro di Flagg, Lloyd, del tutto fuori di testa, che ammazza un po’ di gente e per questo finisce in galera dove prova cosa significa mangiare topi e stinchi di compagni di cella morti, annegati nel proprio muco. Lo tira fuori proprio the dark man che dopo avergli fatto un giochetto di magia gli consegna la pietra nera come simbolo di appartenenza al suo clan, mentre Lloyd gli consegna il cuore con tutte e due le mani. I due se ne vanno insieme a pranzo ma a noi la voglia di mangiare è passata, chissà perché.

 

Stephen King's new book 'Elevation' will leave you feeling (surprise) happy  - Chicago Sun-Times

Episodio 3: Una Pagina Bianca

La terza puntata ha un sacco di cose da raccontare, è lo snodo cruciale dal quale la serie prende davvero forma. Si apre con la seduta spiritica in cui una Nadine molto giovane incontra a mezzo di una planchette l’entità Randal Flagg che le dice che diventerà la sua “regina”. Nadine adulta poi si desta dal sogno che l’ha riportata nel passato e con l’ennesimo salto temporale vediamo come ha incontrato Larry e come il piccolo Joe capti le vibrazioni negative di Harold, dieci punti a Joe, ma non ancora quelle di Nadine, forse confuso dal fatto che le vuole bene. 

L’Harold di quattro mesi prima scarrozza una Frannie che lo segue giusto perché costretta, diciamo la verità, e che già al primo incontro con Stu vorrebbe mollare il compagno di viaggio. Le montagne russe temporali ci fanno conoscere anche la storia di Nick Andros, giovane sordomuto, che prima di Captain Trips aveva ancora tutti e due gli occhi. Il ragazzo è protagonista di un grande atto di coraggio quando, malmenato, calpestato e con un occhio in meno, viene tentato da Flagg che gli propone di riavere tutto indietro, occhio, udito e parola, a patto che gli si prostri ai piedi. Ma Nick non cede e anzi non gliela manda a dire con un gesto estremamente eloquente, che non ha bisogno di parole. 

L’aver resistito all’uomo nero però non gli porta giovamenti immediati, anzi, si risveglia solo, spaventato e dolorante in una stanza d’ospedale (per la storia di Nick si sono presi molte libertà rispetto al libro) piena di gente in condizioni orribili. Intorno a sé tutto è in rovina, il mondo sta andando a pezzi ma lui trova persino la pietà necessaria per prendersi cura del tipo che lo ha pestato. Dopo questa parentesi incontriamo due dei nostri protagonisti del cuore, il cagnolone Kojak e il dolce, unico, grandioso Tom Cullen, il nostro preferito di sempre. Il cagnolone ci era stato molto simpatico nel romanzo e ci aveva fatto versare molte lacrime, idem per Tom che abbiamo amato alla follia e che ci eravamo immaginati giovane e magrolino e che qui invece vediamo un quarantaduenne bello piazzato, ma sempre estremamente amabile (ci vuole un bravo bravo bravo all’attore Brad William Henke che lo interpreta molto bene). 

Glen Bateman | Stephen King Wiki | Fandom Glen Bateman | Stephen King Wiki | Fandom

Kojak precede l’arrivo del sociologo/pittore/mangiatore di caviale e patatine Glen Bateman che diventa subito amico di Stu e parla senza fermarsi un secondo filosofeggiando un po’ come un hippie, un krishna e uno scienziato, se la scienza fosse scritta nelle cartine dei Baci Perugina. Tom invece incontra Nick in ospedale (altra diversità col libro), mandato lì da Mother A. dando vita ad una scena di presentazione molto simpatica con Nick che cerca di fargli capire che è sordomuto e Tom che prosegue con la sua lunghissima introduzione, ripetuta almeno tre volte. Dolce, dolce Tom. Siamo poi ancora nel passato, a casa di Glen che dopo aver mangiato abbondantemente si concede un pisolino mentre Stu curiosa in giro e apprezza i quadri dipinti dal nuovo amico. Sbirciando tra questi ne vede uno in cui è ritratta Mother Abagail e un secondo in cui Frannie è chiaramente incinta (mega differenza col romanzo in cui è Frannie stessa che dirà la cosa a Stu nel momento in cui si dichiareranno amore reciproco). 

I due così cominciano a familiarizzare con l’idea che quella che stanno vivendo oltre ad essere una pandemia planetaria è anche un’esperienza a metà tra il mistico e la magia. Iniziano a sentire che fanno parte di un piano superiore con almeno due protagonisti, il Bene e il Male, che stanno preparando ciascuno i propri scrittori per riscrivere le pagine bianche del libro che racconta la storia del destino del mondo. Destino al momento affidato al gruppo dei cinque prescelti dalla profetessa: Nick, Stu, Frannie, Larry e Glen che nel loro presente a Boulder si stanno chiedendo come gestire tutti i nuovi arrivati ma soprattutto il Dark Man Flagg che mostra il suo potere alla vecchina possedendo a distanza un poverino mandato con un messaggio ben chiaro: li ammazzerà tutti e vincerà lui. 

Chiude la puntata Nadine che si rimette a giocare con la planchette per contattare il suo amore di una vita, Flagg, e la cosa ci permette di vedere ben chiaro il suo doppio gioco, un doppio gioco di morte che implica eliminare i cinque citati poco fa con l’aiuto di Harold che sicuramente sarà felice di dare una mano.

Episodio 4: La Casa dei Morti

A riprova di come i piani di Flagg siano tanto subdoli e machiavellici quanto, purtroppo, efficaci, durante la serata di votazione per un comitato permanente che gestisca la Zona Libera di Boulder visto che il numero dei “cittadini” è ormai è molto alto, è proprio Harold (in questo caso agisce di sua volontà, forse) che si alza dal pubblico e chiede a tutti di votare le cinque persone che sono già sul palco. E la folla dice sì. Stu, Fran, Nick, Larry e Glen si ritrovano così praticamente in carica mentre Harold torna a casa e trova ad aspettarlo Nadine. 

A questo punto la donna fa cadere ogni ipocrisia e gli parla chiaro dicendogli che loro due uccideranno i cinque appena eletti e la strega (fa ridere che proprio loro chiamino Mother A, “strega”) e che nel frattempo potranno divertirsi come vogliono. Harold resta un po’ frastornato ma non dice no, soprattutto perché il due di picche preso da Frannie gli brucia ancora e gli brucerà sempre. Certo non gli brucia mai come il pestaggio ricevuto da un pazzoide che qualche mese prima è riuscito a sequestrarli per strada (nel romanzo i pazzoidi sono un gruppo organizzato vero e proprio che riduce in schiavitù le donne trovate lungo il cammino) facendoli ritrovare in una bruttissima situazione. Il matto ha con sé due altre povere vittime della sua follia ma le cose per lui andranno molto male, anzi, avranno un epilogo funereo. 

Sono proprio Stu e Glen a recuperare Frannie e Harold per strada e a proporre loro di unirsi al caravan che si dirige verso Mother A. e i due si uniscono, sebbene con motivazioni molto diverse, insieme alle donne salvate dal pazzo. Tornati al presente è proprio la mente dell’Harold sempre rifiutato, sempre scansato, deriso e picchiato che ha la scintilla, è il caso di dirlo, per concretizzare il piano architettato da Flagg e Nadine. Si tratta di roba grossa, si tratta di esplosivi e involontariamente è proprio Stu a fornire l’occasione d’oro ad Harold mettendolo in un gruppo di guardie cittadine che possono facilmente reperire esplosivi molto potenti senza destare sospetto, per esempio per sgombrare strade bloccate da macigni o creare piccole valanghe controllate per liberare sentieri di montagna. 

Glen Bateman | IndieWire Glen Bateman | IndieWire


Beh anche i buoni si stanno dando da fare e decidono di mandare tre spie a Las Vegas in quello che nel libro è il piano che fa cambiare marcia alla narrazione del romanzo. Da qui in poi tutto si fa azione e frenesia ed è esattamente in questo snodo cruciale che amiamo più che mai Tom Cullen perché è uno dei tre scelti per andare da Flagg ma non solo, Tom è il nostro preferito fra tutti perché è unico, speciale, buono, dolce, magico e gli vogliamo un mondo di bene anche se ci fa piangere sempre. Facciamo il tifo per lui quando insieme a Nick va a recuperare dalla casa di riposo la vecchina (enorme differenza con la storia scritta dove invece Mamma A. non si sposta da casa sua e anzi cucina per i suoi ospiti e combatte addirittura con gli emissari dell’uomo nero mentre aspetta che la raggiungano). Facciamo il tifo per lui quando fa di tutto per essere all’altezza del compito pericolosissimo che gli affida il comitato, ma soprattutto facciamo il tifo per lui quando abbraccia forte il suo amico, indossando lo stesso giubbotto colorato, prima di partire in bici verso l’ignoto forse in qualche modo conscio che non lo rivedrà mai più. 

Tu sei molto più che all’altezza Tom, sei il meglio del meglio e gli altri sono fortunati ad averti. Uh, i pianti! Da questa mega iniezione di dolcezza e bontà d’animo siamo catapultati verso la cattiveria maxima della coppia nefasta Nadine/Harold che riesce a procurarsi un bel po’ di roba per fare botti in grande stile e, visto che c’è, si macchia anche di un omicidio a sangue freddo. Randall Flagg li fa poi li accoppia, come si suol dire.

 

Episodio 5: Odio e Paura a New Vegas

Mentre a Boulder la diabolica coppia Harold/Nadine procede col piano e Mother A. cazzia Nick Andros perché ha scoperto che ha mandato le spie a New Vegas, nella città delle luci  ritroviamo una delle due donne salvate dal pazzoide dal gruppo di Stu, Dayna (che nella recensione del libro abbiamo votato come l’eroina più in gamba di tutte), che sta facendo il suo lavoro di spia.

Ma c’è un problema, sta spiando bene ma al tempo stesso fa troppe domande e la cosa desta l’attenzione di Lloyd che è più trash adesso che è pulito di quanto fosse da sporco (tranne quando mette il giubbetto di pelle rosso alla Michael Jackson in Beat it, quello ci piace) e di Flagg stesso. E non si sa quanto sia pericoloso destare l’interesse della strana coppia. Fatto sta che Lloyd la preleva da dove sta lavorando, le schiaffa addosso un vestito attillatissimo e la porta a fare un giro per il loro quartier generale che sembra una riproduzione di Sodoma e Gomorra con la differenza che a Las Vegas è giorno anche di notte e in sottofondo si sente Is not Unusual di Tom Jones che non credo avessero nell’Antico Testamento, o forse sì, se c’era già Flagg.

 

 

Nel covo del man in black dovete sapere che la gente si ammazza di botte in una sorta di arena e ovviamente l’audience guarda e incita al sangue. In tutto questo Flagg stesso, col wifi mentale mentre levita in trance, parla alla folla che lo idolatra e squadra Dayna come a dirle “guarda che so chi sei”. Simultaneamente, la ragazza che per un attimo aveva incrociato Nick e Tom sulla sua strada e li aveva quasi ricoperti di piombo, riconosce Tom tra gli smaltitori di cadaveri dell’arena. Momento di tensione massimo quando il nostro dolce amico, spostando un corpo da terra, guarda verso l’alto incrociando lo sguardo di Dayna e della tipa che gli ha sparato addosso. Per ora però su di lui c’è solo qualche dubbio. Di dubbi invece ce ne sono molti nella mente di Frannie, era ora che ti si attivasse il neurone Fran, riguardo ad Harold così chiede a Larry di perquisirgli casa mentre lo tiene occupato da lei con la scusa di una cena.

Larry accetta e quella sera stessa, sotto un temporale dove tutti vanno in giro senza ombrello tranne Harold, nel pieno svolgimento del piano riceve la visita di Nadine. Nadine che in un ultimo, disperato quanto inutile tentativo di resistere al giogo di Flagg gli chiede di stare insieme ma Larry sceglie proprio quel momento in tutta la sua vita per fare il bravo ragazzo e la rifiuta, firmando il destino della donna. Mollata Nadine finalmente perquisisce la casa di H. che però torna molto prima del previsto e non lo becca per il rotto della cuffia. Purtroppo per i nostri amici Flagg ci vede lungo e ci vede bene e prima manda un messaggero a Mamma A. e poi fa prelevare Dayna.

La ragazza intuisce che è stata scoperta ma con coraggio va verso il suo destino facendosi protagonista di un’ultima azione di compassione e amore avvisando Tom e dicendogli di scappare. Esattamente come nel romanzo, a questo punto Dayna diventa la più tosta di tutte e capisce che Flagg non riesce a “vedere” Tom, per questo non tradisce il segreto e gli pianta pure una forbiciata al collo. Peccato che Flagg non possa morire in questo modo. Quando il mostro si rialza come se niente fosse e le chiede di nuovo di rivelargli chi sia la terza spia Dayna piuttosto che cedere e tradire l’amico si uccide.

Per la prima volta Flagg è preso alla sprovvista. Porca miseria coloni miei lo sapevo che sarebbe andata così ma una parte di me stupidamente ha desiderato che gli sceneggiatori avessero cambiato la trama proprio qui… la puntata si chiude con le carte migliori in mano ai cattivi che si preparano a scendere scala reale con Harold che è riuscito a mettere una telecamera in camera di Frannie e Stu e se la ride quando scopre che Mamma A. se n’è andata da Boulder. Lui ride e tutti gli altri cedono al panico.

 

Episodio 6: La Veglia

Un botto in grande stile. Proprio un gran bel botto. Così inizia la sesta puntata, puntata nella quale incontriamo un’altra anima davvero persa, Pattume qui chiamato Uomo Spazzatura o molto amichevolmente Spazzy da Flagg. L’Uomo Spazzatura con Lloyd, Harold e Nadine, completa il quartetto dei Moschettieri di RF. Flagg che si mostra al povero Pattume come una sorta di Dissennatore alla Harry Potter con l’aggravante di occhi di fuoco incastonati nell’ovale del viso nero come la pece e una voce da ottavista a completare il tutto. Così conciato farebbe perdere la ragione a qualsiasi mente razionale, ma con Spazzy non c’è pericolo, è già matto da legare da un bel po’. E’ così fuori di testa che persino Lloyd gli sta bello che alla larga e quando lo  porta da Flagg e questo gli dice che hanno trovato il loro uomo, non può fare a meno di covare qualche dubbio, più di qualche dubbio, un cocozzaro pieno di dubbi. Andiamo, quel tipo indossa solo un paio di slip e cinturoni da pistolero pieni di roba per mettere fuoco e puzza di cacca di uccello. Mentre a Nuova Vegas si fanno le presentazioni Harold coglie a volo l’opportunità data dalla scomparsa di Mamma A. per proporre a Nadine di fare fuori tutti durante la veglia notturna che si avrà proprio a casa di quest’ultima e Nadine, felice come una bimbetta, conosce il posto perfetto per piazzare le cariche di dinamite preparate dal compagno di follia, il pianoforte in casa della profetessa. Nel frattempo il giudice Harris (qui nella serie è una donna), la terza spia mandata dai buoni a Las Vegas, comincia a capire che non è valso a nulla prendere la strada più lunga e camuffare le sue tracce, perché è stata scovata dal lupo. Non sa che lui la vorrebbe viva per farsi dire chi è la terza spia così come ignora che l’ultracentenaria Mother Abagail è andata chissà dove in cerca di risposte. Se il giudice fosse a Boulder sicuramente si unirebbe a Ray per le ricerche. Ray che pare essere davvero l’unica preoccupata del gesto sconsiderato fatto dalla vecchina che intanto in mezzo al bosco ha un tête-à-tête con RF che le fa passare un brutto quarto d’ora. Mai però brutto come i quindici minuti che passa Bobby-Terry, il tipo mandato a prendere il giudice che contravviene agli ordini di Flagg e la uccide e che, chiamato a rapporto dal boss gli mostra il dito medio e scappa.   Eh beh beh beh, mai mostrare il dito medio ad un essere soprannaturale che è immortale e ha la spilletta che fa gli occhi cattivi! Se poi avete l’impudenza di farlo e cercate di fuggire in ascensore con la testa siete messi peggio di Pattume, secondo voi l’ascensore di Flagg vi porta al sicuro???

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No. Infatti Flagg pranza con le viscere del tipo sotto gli occhi del pubblico dell’arena e proprio lì, per un caso fortuito, sente parlare di Tom Cullen e chiede che gli sia portato. Oh nooooo!!! Ha trovato la terza spia. Oh nooooooooo!!!!! Vanno a prendere Tom, oh nooooo!!! Tom ha un presentimento e si nasconde per un pelo ai suoi inseguitori! Ohhh sììììì!!! Stiamo ancora gridando da soli in casa come dei matti quando ci spostiamo a Boulder per la parte finale della puntata in cui ne accadono di tutte. Sentiamo il piccolo Joe dire a Larry l’unica frase dei sei episodi che recita: “Nadine e mamma Nadine sono due persone diverse”, Larry ascoltalo cavolo, il piccolo ti pare che parli a caso??? Non solo Joe non parla a caso, ma riesce a trovare lui stesso Mamma A vicino la scuola e lancia l’urlo più lungo ed acuto che la storia ricordi. Roba da far impallidire il Munch dei tempi migliori. Intanto Frannie riesce a scassinare la porta della cantina di Harold dove ha diverse conferme: è un pazzoide doppiogiochista bombarolo che gioca con la dinamite e scrive un manoscritto strambo che si trattiene pure a leggiucchiare (stavolta hai toppato Frannie lasciatelo dire, invece di leggere dovevi scappare!) dando ad H. il tempo di coglierla sul fatto e chiuderla a chiave mentre va a finire quello che ha iniziato, far saltare in aria i presenti alla veglia. Fran scappa e corre ad avvisare gli amici sotto il temporale (abbiamo capito che in ogni momento chiave a The Stand è notte e piove) con la velocità che l’essere molto incinta le permette. Anche Larry vorrebbe andare ad avvisare gli altri ma Nadine gli ha manomesso il cavallo d’acciaio e la moto seppur bella, rimane ferma. Durante la veglia che si rivela inutile perché nel frattempo hanno trovato Mother Abagail, Nick ha un presentimento sulla bomba ma troppo in ritardo e purtroppo perde la vita insieme a tantissima altra gente. Così, da una collinetta fuori città, la coppia Harold/Nadine fa saltare in aria la casa con chi c’è dentro, godendosi lo spettacolo. Just a perfect day, per loro. La spilletta di Randall Flagg in questo momento riderebbe soddisfatta.

Episodio 7: Il Cammino

Ormai abbiamo imboccato una strada senza ritorno cari coloni sperduti. I giochi sono fatti e le due squadre in campo, Bene contro Male, si combattono apertamente anche se al momento a New Vegas se la passano molto meglio rispetto a Boulder dove la bomba a casa di Mamma A. ha fatto un sacco di danni. 

Ma se pensate che l’ordigno piazzato da Harold e Nadine (che ufficialmente non sono più una coppia ma solo compari) abbia fatto un bel botto, allora quella sulla quale ha messo le mani Spazzy è proprio la fine del mondo. Letteralmente. La puntata si apre con lui che, novello speleologo, invece di calarsi all’interno di una grotta alla ricerca di graffiti, scende col suo sottofondo di versi animaleschi, lungo un missile atomico tanto grande quanto radioattivo e si mette pure a perforarlo come niente fosse per prelevarne la testata. 

Fatto sta che in aria non ci salta e la recupera pure. Prende il pezzo che gli serve e con la sua allegra macchinina se lo riporta a casa canticchiando, mostrando già evidenti segni di bruciature da radiazioni, oltre a quelle già sue. Nel frattempo la Zona Libera conta i morti, i feriti e i danni mentre finalmente Larry capisce che Nadine è l’artefice dell’attentato e Mother Abagail si risveglia in ospedale e chiama tutti a raccolta. Non è un bel discorso quello che la profetessa fa a Stu, Ray (la sua guardia del corpo che prende il posto di Ralph nel libro), Larry e Glen perché non solo comunica loro che devono andare a Ovest, dritti dritti da Flagg, ma ci devono andare subito, a piedi e senza cibo o acqua. Soprattutto dice loro che qualcuno nel cammino morirà ma per non fargli mancare quel tanto di ansia aggiuntiva, non svela chi. 

Salva dalla cosa solo Frannie che al momento della partenza dei quattro si fa forza e scatta una bella foto al piccolo gruppo alle cui fila si aggiunge il dolce cagnolone Kojak (che nel libro avrà un ruolo fondamentale verso il finale, vediamo qui cosa gli è riservato). Inutile dire che al momento dello scatto con la Polaroid ci siamo commossi, ma lo sapevate già, senza essere profeti. Così Stu, Ray (che ci è un sacco simpatica, quella burbera di una tosta, pazza scatenata), Larry, Glen e Kojak partono armati solo della loro fede profonda, acquistata da poco o superficiale che sia. Ignorano che sono di poco preceduti da Nadine e Harold che si sono messi in viaggio verso la stessa direzione ma in moto.

Proprio in sella al suo veicolo Nadine tira un brutto scherzo al compagno di viaggio per toglierselo definitivamente dai piedi e lo fa precipitare in un burrone dove H. capisce che per lui non ci sarà mai New Vegas. Muore da solo, tradito, rotto in ogni punto del corpo e prima di darla vinta alla signora con la falce magari travestita da lupo, scrive qualcosa su un taccuino e si suicida. Accidenti, ora ci dispiace pure per Harold, ma come mai???? È il gruppo dei buoni a trovarlo qualche giorno dopo, martoriato dai corvi che banchettano sul suo cadavere e Larry in uno slancio di bontà, scende nel dirupo per coprirgli almeno il viso. Una volta sceso trova lo scritto di H che per metà è un tentativo di redenzione, per metà una sorta di giustificazione.

Ma qualsiasi significato abbiano le ultime parole del ragazzo, queste non sono per Nadine che nel libro è scortata dall’uomo nero da un branco di lupi, qui nella serie ad un certo punto trova la strada seguendo un letto di rose bianche che in una sorta di teletrasporto la mandano nell’attico di Flagg. I due così, dopo anni e anni di incontri sul piano astrale, si guardano in faccia dal vivo (sarà poi vero?) e a Flagg, il cui unico scopo è quello di avere un erede e per questo non perde un attimo prima di saltarle addosso, scappa pure una frase che ci fa sorridere “quanto amo amare Nadine…” un verbo diverso no eh?

Comunque sia proprio all’apice del piacere la donna si rende conto che il tipo con cui sta avendo un incontro intimo che più intimo non si può non è del tutto umano, anzi, manco pè niente, ma ormai, misera lei, è troppo tardi. Nel libro questo sarebbe il punto in cui i quattro incontrano un burrone e Stu rimane seriamente ferito, nella puntata invece… uguale. Proprio all’ultimissimo secondo il nostro eroe mentre fa un po’ lo sbruffoncello scivola, cade all’indietro e dice addio alla gamba destra alla quale era davvero affezionato, sapete, per camminare e simili. Sempre ricalcando il romanzo a questo punto propone agli altri tre di lasciarlo lì.

Sarebbe solo un peso e in fondo M.A. l’aveva preannunciato che uno del gruppo non sarebbe arrivato a New Vegas. I moschettieri rimanenti accettano e proseguono dopo che Ray per una volta mostra di commuoversi e gli dice che “tutto è connesso”. Quasi simultaneamente i promessi sposi che non si chiamano Renzo e Lucia ma Flagg e Nadine si dirigono verso Las Vegas (sì, avete capito, anche l’incontro sessuale si è avuto in un non-luogo, una sorta di visione) e una Nadine con occhiali da diva Anni Sessanta e capelli bianchi che più bianchi non si può, palesemente fuori di brocca, si rende conto per la prima volta che il figlio che porta in grembo ringhia in modo animalesco. 

The Stand — Ep 3. OCCHIO AGLI SPOILER | by Lucia Patrizi | M E L A N G E |  Medium

 

Non è una buona cosa per un bebé. Non è buono neppure che l’Uomo Nero “veda” arrivare il gruppo e mandi i suoi bravi capitanati non dal Griso (per rimanere in tema promessi sposi) ma da Lloyd, eppure questo accade. Fortuna che Kojak è rimasto con Stu, almeno non viene rapito pure lui e non è costretto a guardare la gente crocefissa lungo le strade super luccicanti della città, luccicanti solo all’apparenza, perché nascondono marciume di ogni sorta e statue di Giulio Cesare con le fattezze di Flagg che da ogni schermo sparpagliato in giro indottrina i suoi istigandoli alla violenza. 

La puntata finisce con una Nadine sposa cadavere che va’ ad accogliere il trio di ospiti e che ha un pancione estremamente grande, estremamente ringhiante ed estremamente in movimento, come se dentro ospitasse una marea di tentacoli.

 

Episodio 8: L’opposizione

E così tutto sembra essere a favore di Flagg. Stu è nel deserto a morire di freddo e dolori con l’unica compagnia del cagnolone Kojak, che per quanto possa essere bravo bello e buono, ancora no ha imparato a ingessare gambe e guidare un’ambulanza e il trio Ray, Larry e Glen è chiuso in gabbia in attesa che l’Uomo Nero faccia la sua mossa. Non possono sapere quale sia ma sono certi che non sarà quella di liberarli con una bella pacca sulle spalle. Infatti a New Vegas mettono in scena per loro una sorta di grottesco processo  al quale un lievitante RF (che pare abbia abbandonato jeans e stivaloni per trés chic vestagliette di seta nera) assiste con la tv via cavo. Nel processo ai tre viene detto che sarà salvata loro la vita se rinnegheranno Mamma A. e adoreranno Flagg. A questo punto Glen inizia una sorta di battaglia psicologica con l’odiens e con Lloyd cercando di instillare il dubbio sul Re Nero. Si farà scaricare addosso un intero caricatore di colpi ma almeno pare che il dubbio sia riuscito a insinuarlo davvero visto che Flagg stesso non riesce più a stare per aria e quasi cade, come se i suoi poteri fossero direttamente collegati alla considerazione che le persone hanno di lui. Se è alta lui vola, se vacilla, lui cade. Intanto, mentre Ray e Larry si chiedono quale sia il senso di essere stati mandati a morire (ce lo chiediamo pure noi), arriva il momento di mettere alla luce Randal Flagg Junior e finalmente Nadine capisce che è stata trattata solo da incubatrice umana e che una volta nato il pargolo lei non sopravvivrà. Si trovano tutti nell’attico, Nadine in preda ai dolori del parto, Flagg in vestaglietta, sigaro e brandy in mano, Lloyd in preda alla nausea e in fine c’è pure un’improbabile infermiera da Creep Show alla quale nessuno sano di mente si affiderebbe. Proprio all’ultimo secondo disponibile, mentre RF è distratto, Nadine prende la decisione terribile ma anche fondamentale di saltare dalla finestra ponendo fine alla sua vita e a quella di Frankenstein Junior. Come commento al tutto Flagg dice a Llyod “annulla la cameretta” e dopo aver mandato la testa di Nadine a Larry sopra un vassoio, si rimette in jeans e da’ inizio allo spettacolo finale. E’ arrivata la fine anche per Ray e Larry, ovviamente in arena, ovviamente sotto gli occhi di tutti, incatenati al centro della piscina svuotata e tirata a lucido che se in caso si versi sangue si lava bene. Flagg comincia la sua pantomima su come sono stati bravi a rinascere dopo Captain Trips, su quanto Mother Abagail sia una strega, su come da prede siano diventati tutti predatori e alla fine, al culmine della follia, fa aprire i condotti dell’acqua e si mette a ballare. Flagg non hai le mosse giuste, nel ballo sei proprio carente. Come l’acqua sale di livello Flagg annuncia la sua intenzione di sganciare una bomba sulla testa di MA (zoomando su Pattume/Spazzy che allegramente arriva con la sua macchinina a testata atomica) e a quel punto Larry capisce che non sa che è già morta. Forse allora Flagg non è così infallibile, forse c’è una crepa nella sua forza…. Forse si può fare qualcosa. Preso dall’ispirazione o dalla semplice disperazione quando Lloyd scende in piscina per picchiarlo ancora un po’ lui si limita a ripetere “non temerò alcun male” una volta, due, tre… e ad ogni colpo invece di zittirsi lo ripete più volte tanto che Lloyd comincia a vacillare e dalla folla qualcuno si unisce. Non temerò alcun male, non temerò alcun male. Flagg ovviamente ordina subito che siano uccisi quelli che ripetono la frase ma, miracolo dei miracoli, Lloyd per primo si rifiuta di eseguire l’ordine e chiede addirittura  che i due prigionieri siano liberati prima che affoghino. Non ci si credeeeee! Nel frattempo l’Uomo Pattumiera che ha preso troppo alla lettera gli ordini di Flagg, invece di portare la testata della bomba sull’aereo, la porta proprio sotto il suo naso. Ormai è un cadavere purulento che parla, cade a pezzi ed è irriconoscibile ma nella sua testa il suo dovere l’ha fatto. L’Uomo Nero voleva il fuoco e lui gliel’ha portato. No? E’ chiaro adesso che il regno di Flagg ha visto giorni migliori, anzi sere, e proprio dal buco creato dalla caduta di Nadine poco prima inizia ad entrare una strana nebbia, l’atmosfera si fa più densa, elettrica, le radiazioni della testata sono a livelli incredibili, i peli delle mani di Flagg si alzano verso l’alto e l’arena si riempie di tuoni fulmini e saette. Nel vero senso della parola. La folla impazzita si sperde in ogni direzione, le folgori colpiscono a destra e manca tutti indistintamente, pezzi di struttura cadono a terra e mietono vittime su vittime, incluso Lloyd e ad un certo punto al centro della stanza, di fronte a Flagg tutta l’Energia accumulatasi prende forma in una sfera di luce che continua a sganciare strali elettrici alla Odino. Era a questa Entità che si riferiva Pattume ogni volta che diceva “la mia vita per te” invece che a Flagg? Seguiva i suoi ordini? E questa sfera è Dio? E’ il Re Rosso? E’ l’Altro? E’ il Male, il Bene, Babbo Natale? Chi lo sa. Sta di fatto che RF viene colpito innumerevoli volte mentre canticchia la sua canzone preferita (non è un’ugola d’oro) fino a scomparire e, dopo qualche altra saetta, l’ultimo colpo becca in pieno la testata atomica che in un secondo fa scomparire ogni forma di vita, inclusi Ray e Larry ancora incatenati dentro la piscina che ormai stavano già affogando. Che brutta fine poveretti. L’esplosione è così forte che persino Stu nel profondo del canyon non è al sicuro ma per fortuna Kojak si dimostra ancora prezioso e intercetta indovinate chi, Tom!!!! Toooommm!!!!

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Che ce frega de Superman, noi avemo Tom! Avete capito bene, il nostro dolce eroe si trova a incrociare la strada dei due e corre in soccorso di uno Stu che in diverse occasioni ha considerato l’idea di suicidarsi con gli antidolorifici lasciategli da Glen. In quel mentre, allo scoppio della bomba, a Boulder arriva il momento del parto di Fran proprio mentre in uno spaccato da Oracolo il piccolo Joe le confida che l’Uomo Nero è andato via. Ma sarà effettivamente così? Crediamo di no e ce lo conferma la malefica spilletta che a un certo punto, tra le rovine della devastazione dello scoppio, da ko rimette in su il suo sorriso beffardo.

Episodio 9: Frannie nel pozzo

Insomma insomma, non sappiamo perché, ma a fronte di miliardi di persone morte a causa di Captain Trips, noi non riusciamo a toglierci dalla mente l’immagine dei due poverini che affogano in piscina. Ci sembra davvero ingiusto averli mandati a morire così… ma tant’è. Cominciamo la visione di quest’ultima puntata mentre New Las Vegas non è più New e manco tanto Vegas.

La potenza distruttrice dell’ordigno ha raso al suolo non solo la città ma qualsiasi forma di vita e non vita presente nel raggio di centinaia di chilometri. Questo Fran non può saperlo, lei sa solo che deve far nascere la bimba e con la forza tipica delle madri mette al mondo una splendida pupetta. 

Purtroppo Captain Trips ricorda subito a tutti che non è andato via, che c’è ancora e la piccola lo prende, il collo si gonfia, comincia a tossire e star male tanto che il tremendo pensiero di non farla soffrire più attraversa la testa della donna. Grazie al cielo la bambina riesce a sconfiggere il virus e a sopravvivere e con lei sopravvivono anche le speranze del paese e di Fran che sogna ancora di  rivedere qualcuno della spedizione a Vegas ancora vivo. Soprattutto Stu, ovviamente. 

Vi diciamo che il momento in cui il suo sguardo si poggia sulla foto che aveva scattato ai suoi amici il giorno della partenza vi farà piangere, ma tanto ci siamo abituati alla cosa in questa serie… e proprio nel momento in cui lei fissa la foto TADAAAAA!!!! 

All’abbaiare di Kojak si palesa un claudicante ma vivissimo Stu! Tom gli ha salvato la vita e adesso il papino può salutare la sua piccola Abagail. Uh! Commozione a gogo anche qui ma non solo… restiamo forse impassibili quando Tom saluta i suoi amici che vanno via? Assolutamente no. Ma come mai la famigliola Redman ha deciso di lasciare Boulder? Ci si vive bene, no? Sì, ma Frannie è stufa. Vuole vedere il mare e soprattutto in paese cominciano ad esserci davvero troppe persone che riprendono le vecchie abitudini di barbecue chiassosi, furtarelli e confusione così lei cerca rifugio nel luogo di nascita, il Maine. 

Stu non si oppone, stufo pure lui e accade dunque che Abagail, Frannie, Stu e Kojak lasciano quella che per mesi è stata la loro casa e partono. Tutto sembra andar liscio finché una mattina, a secco di provviste, la ragazza manda il compagno a fare un po’ di approvvigionamenti. La casa che hanno trovato è tranquilla, Abagail sta bene e Kojak, seppure fissa un po’ troppo insistentemente il campo di granoturco lì di fronte (da dove vediamo venir fuori la mano di una bambina che si riprende la sua bambola e ci chiediamo che capperi ci faccia nel mezzo del nulla una bambina a giocare con una bambola), fa buona guardia. E poi Flagg è morto da un bel po’. Cosa può andare storto? 

Che Flagg non è morto manco pè niente e appena Fran rimane sola, approfitta per tirargliene una delle sue quando si rende conto che la ragazza si è avvicinata al malandato pozzo di fronte casa. Però pure tu Frannie, come ti salta in mente di startene in bilico sopra alle assi più marce che la storia ricordi? Alla fine succede che Fran armeggia con il rubinetto che le sembra intasato mettendo una mano dentro il tubo e viene morsa da un ratto (secondo noi mandato da Flagg) così, spaventata, si muove tanto convulsamente che le assi della copertura cedono sotto il suo peso facendola cadere giù giù giù nel fondo del pozzo. La caduta è terribile e Frannie si rompe bacino, costole, gambe e di tutto di più. Come se tutto questo non bastasse arriva Flagg in sogno e la tenta, le dice che se lo bacia la curerà, salverà Stu che nel frattempo rischia di essere schiacciato dal caravan e che non farà accadere nulla alla bimba rimasta sola. 

Ma Frannie si oppone, resiste, STAND contro il cattivissimo e grazie a questa sua resistenza Mother Abagail da qualche parte nel cielo le manda un aiuto fondamentale, una piccola sé versione bambina che sorveglia la piccola, aiuta Stu e dopo averla tirata fuori dal pozzo guarisce ogni sua ferita. Proprio così! La famigliola dunque è salva e può riprendere il viaggio che si conclude in riva al mare con Kojak che scorrazza a destra e manca e i due innamorati che pianificano di avere almeno cinque figli. Nel frattempo Flagg che ha preso il due di picche da Fran si manifesta in un’isola, nudo come mamma l’ha fatto, dove un gruppo di indigeni comincia a venerarlo come un Dio. Per molti questo spaccato e questo luogo coincide con la spiaggia delle aramostre presente nella serie La Torre Nera, libro “La chiamata dei tre”. Voi che ne pensate?.  

Bene cari coloni sperduti, si conclude così la serie e con essa la nostra recensione che, speriamo, nel suo insieme vi sia piaciuta come a noi è piaciuta questa trasposizione. Dobbiamo riconoscere che di rielaborazioni dalle opere di Stephen King ne sono state fatte anche pessime e questa invece ci è sembrata carina quindi:

Viva The Stand – versione Serie Tv – e augurandovi lunghi giorni e piacevoli notti vi aspettiamo alla prossima recensione!

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