fbpx

La Storia di Lisey

La Storia di Lisey

Contiene spoiler.
Coloni avvisati...

Il verdetto di Dolores:
4/5

Cari coloni sperduti, lunghi giorni e piacevoli notti.

Oggi vi presentiamo il nostro spauracchio personale – dritto dritto dal lontano Natale 2006.

Non Le Notti di Salem, non It, non Shining, ma La storia di Lisey. 615 pagine di racconto con un’atmosfera thriller che si trasmuta in ghost story, noir, fantasy ed horror, horror, horror fortissimamente horror. 18 euro (a quei tempi) di una tensione tagliente e una sovraccoperta rossa con la vanga multi color che nasconde i bellissimi per quanto inquietanti disegni della copertina rigida “nascosta sotto”, come tutto in questo libro.

È nascosto tutto “sotto” le pagine, sotto le righe, sotto l’inchiostro. Un romanzo che una volta letto, ci ha segnati per anni. Ancora oggi sogniamo lo spilungo, la cosa viola con l’infinito fianco maculato, che per fortuna è troppo pigra per attraversare la nostra dimensione. Ma soprattutto sogniamo bambini tagliati, genitori pazzi, donne torturate con gli apriscatole ed esseri che camminano a quattro zampe ma che ogni tanto si drizzano su due e si guardano attorno. E tutto questo quando siamo soli in casa, dopo il tramonto, quando è bene non mangiare frutta fresca perché diventa veleno e si deve fare un forcuto silenzio per non farsi trovare dalla cosa che ha fame. Si dice però che i propri demoni vadano affrontati quindi oggi rileggiamo coraggiosamente La storia di Lisey per voi.

Forza dunque, andiamo e formiamo un ka-tet che stavolta abbiamo una paura di perfetta enormità, come direbbe Lisey Landon con la voce del marito Scott.

Lisey's Story: a giugno su Apple TV+ la serie tratta da Stephen King Lisey’s Story: a giugno su Apple TV+ la serie tratta da Stephen King. Fonte: Lost in Cinema

Un mondo a parte

Il romanzo, con una struttura molto complessa nel suo continuo richiamo a fatti già accaduti, tocca tematiche molto care al Re come la vita coniugale che secondo King ha due cuori, uno luminoso e l’altro buio, il passato sepolto ma mai del tutto e la pozza delle parole della tanto decantata ispirazione letteraria che è quella visitata spesso dai grandi scrittori, ovviamente, ma anche la pozza di ciascuno di noi. 

Più che in altri scritti, inoltre, in questo è presente un gergo tutto a sé, un linguaggio vero e proprio, con espressioni ricorrenti come cinghialo, Incunk, forcuto, babyluv, bool di sangue, intaso, cowboy dello spazio e cissica, solo per citarne qualcuna. Come da miglior tradizione del King che conosciamo, poi, già dai primi capitoli ritroviamo la tecnica a lui carissima dei flashback. Addirittura nei loro salti temporali i protagonisti sognano i propri ricordi e interagiscono con le versioni più giovani di sé stessi. E nonostante abbiamo riletto quello che abbiamo appena scritto, non l’abbiamo capito neanche noi. Figurati. Esempio: nelle pagine 340/342 i livelli temporali contemporaneamente attivi sono tre, presente che ricorda il passato, che a sua volta ricorda un passato più passato, che a sua volta vive il passato ma al presente. Che solo a dirlo ci si intreccia. Anche a leggerlo. L’ispiratissimo Re di queste migliaia di righe presenta i personaggi e getta da subito le basi delle tematiche presenti, una su tutte la malattia mentale (Scott/Amanda). 

La protagonista della storia, Lisey Landon etichettata dalla gente come “la moglie di un grande uomo” e basta, è colei che ci accompagnerà fino alla fine, insomma è quella del titolo ah-ah. Il grande uomo del caso invece è Scott Landon, scrittore americano pluripremiato e passato a miglior vita prematuramente. Di Lisey scopriamo invece che ha tre sorelle: Darla, Cantata e Amanda ma non aspettatevi una famiglia del tipo Piccole Donne né che King diventi improvvisamente Louisa May Alcott. Con la gonna non ce lo vediamo. La peggiore delle sorelle è Amanda (la nostra preferita ovviamente), un po’ peperoncino, un po’ sopra le righe, un po’ tanto matta, ed è appunto lei che la nostra eroina si ritrova a dover gestire, oltre che alla morte del marito.

 Tutte le fortune a te, eh babyluv? In merito a Scott invece leggiamo che è stato uno scrittore molto attivo, santificato come leggenda vivente della letteratura americana, leggenda che tra le mura domestiche ha avuto a che fare con un essere viola che se lo voleva divorare in un sol boccone, lo spilungo di prima insomma, et voilà

Ma Landon ha anche un padre ed un fratello un po’ particolari, sulla falsa riga dell’Amanda di Lisey, ma peggio. Scott, dividendone gli stessi geni, non può tirarsi fuori da alcune circostanze chiamate intaso, tagli, pazzia. Tornando al presente di Lisey, vediamo che non si deve occupare solo della sorella problematica o di essere rimasta vedova, ma anche del grande, grande, grande come te sei grande solamente tu studio del marito. Lo studio è ricavato da una vecchio fienile sovrastante una stalla a più piani rimessi a nuovo. Quindi spazio a volontà per cimeli, libri, vari computer, riviste, giornali e cianfrusaglie affini che compongono l’angolo della memoria della coppia ma, soprattutto,  quello che gli Incunk bramano con tutto se stessi. Incunk, chi sono costoro e cosa bramano? Questi personaggi a metà tra Fedeli Lettori e Cacciatori di Taglie sono quelli che farebbero qualsiasi cosa per avere gli scritti inediti del compianto Scott e credetemi che qualcuno si spingerà oltre la normale elaborazione del lutto e qui entra in scena l’apriscatole di prima che qualcosa aprirà ma non certo cibo inscatolato.

Il cantuccio della memoria

Dunque dopo circa due anni dalla perdita del marito Lisey si mette a lavoro con santa pazienza e comincia a rassettare lo studio/fienile che ha racchiuso quasi tre decadi di attività letteraria, di vita coniugale e di viaggi fatti assieme per andare a visitare Università o intervenire a presentazioni di libri. Ah se non l’avesse mai fatto, i guai ri-cominciano tutti da lì…

A questo punto è proprio Amanda a scoperchiare un calderone di ricordi importantissimi per Lisey (e per noi), che non si fermeranno più e mentre cataloga meticolosamente le riviste dello scrittore fa notare alla sorella come appaia insieme al marito in almeno 856 pubblicazioni e gliene mostra qualcuna. Ovviamente più dettagli Lisey ricorda dei giorni in cui le foto sono state scattate, più noi ci facciamo un quadro dettagliato del tutto. Il fluire delle rievocazioni dà il via a un valzer dove a volte sembra di sentire la musica del Gattopardo, luci soffuse, abiti da favola e Verdi in sottofondo, altre volte, la musica è quella di un rave party dove tutti sono sfondati di brutto e tale Pandora col suo vaso sembra una principiante. Sbirciando con Lisey gli scatti leggiamo di come sia andata veramente la storia del bicchiere rotto in bagno la mattina dell’attentato a Scott e della pala d’argento (che sarà fondamentale nel libro, altrimenti in copertina non l’avrebbero messa, aye) diventata arma durante il cerimoniale di inizio lavori della biblioteca Shipman.

Un cowboy dello spazio più matto degli altri spara due volte allo scrittore ed è solo grazie alla piccola vanga argentata e alla prontezza di Lisey che lo cinghia per bene spiaccicandogliela in faccia, che Scott scamperà al secondo colpo riuscendo a vivere altri 16 anni di successi e a scrivere altri sette romanzi. Marito e moglie, nel terribile frangente post sparatoria, hanno il tempo di parlare del mostro viola. Non ci si crede ma è così. Scott addirittura propone di chiamarlo e di farsi divorare seduta stante ma ovviamente Lisey non ci sta e sente lo scalfariano dovere di non starci. 

Per farla breve, tra scatoloni, cimeli che tornano alla luce e sussurri di Scott stesso nei ricordi di Elle (non Elle di Death Note, ma Elle di Lisey) ci accorgiamo che non è mai tutto tranquillo in questo romanzo. Si sente una bassa frequenza di nervosismo, di allerta, una tensione che ti si annida sotto i denti e te li fa vibrare come quando avverti i tremori di un martello pneumatico distante, solo che più leggi e più il martello si avvicina e ad un certo punto ti sbriciola i timpani. Ormai tirata nel ballo del valzer/rave, una mattina Lisey si sveglia o bella ciao, a seguito di un sogno dai contorni molto particolari e sente che deve trovare proprio la pala di tanti anni prima con la quale ha cinghiato il cowboy dello spazio e salvato il marito. Ma perché? Perché la vanga farà andar via tutto, le risponde la sua voce camuffata da quella di Scott, ma tutto cosa? Tu trovala babyluv e capirai. 

E così Lisey obbedisce a Scott, a sé stessa, a un’ispirazione, non si sa, e si mette alla ricerca dell’oggetto. Proprio poco prima di trovarlo Elle riceve due telefonate che sconvolgono ancora di più anima e core. Una è da parte di un certo Zack, tirapiedi di un Incunk molto testardo, che senza tanti giri di parole le dice di volere gli inediti di Landon, pena una visita da parte sua niente affatto cortese, l’altra è della sorella Darla che le confessa che Amanda, a seguito di una forte crisi, si è di nuovo inferta profondi tagli. È un bool di sangue, le dice la voce di Scott nella testa. 

Così Lisey manda a quel paese il cowboy dello spazio e va a recuperare le sorelle, mentre sente di essere un missus bella che incasinata. Forcutamente incasinata.

“Le argomentazioni contro l’insania sfumano con un fruscio lieve d’increspatura; questi sono i suoni di voci morte su dischi morti che fluttuano nel canale guasto della memoria. Quando mi giro a chiederti se ricordi, quando mi giro verso di te nel nostro letto.”

Stephen King – La Storia di Lisey.

Le stazioni del bool

Il pezzo del recupero di Amanda dal suo atto folle con annessa cioccolata a sera, quando la tempesta pare passata ci è piaciuto molto ed è anche l’unico frangente tenero tra le sorelle per gran parte del libro infatti, mentre Lisey la lava amorevolmente dal sangue delle ferite che si è autoinflitta, quella l’afferra al polso e le dice che hanno vissuto un bool. Come fa a conoscere quella parola segreta tra Scott e Lisey? 

Ce lo chiediamo noi, se lo chiede anche lei, ma non ha il coraggio di fare la domanda chiave ad una Manda che si è messa a dormire, pare, tranquilla. La tranquillità dura poco perché Amanda non solo conosce la parola pronunciata sotto la doccia ma anche babyluv e addirittura, Gesù, Jojo Falegname e Maria, le preannuncia un bool di sangue per poi cadere questa volta in uno vero e proprio stato comatoso dal quale non riesce ad uscire. A questo punto della lettura (a volte rimaniamo frastornati dai continui salti temporali, dai ricordi che si intrecciano, dalle situazioni scritte al presente ma che in realtà sono passato) abbiamo scoperto anche molto dello Scott Landon privato, quello incasinato forte, capace di spaccare la vetrata di una serra a pugni, riducendosi la mano in condizioni pietose, curarsela con bagni di té e il giorno dopo chiedere in sposa Lisey. 

Scott è anche quello che racconta di suo fratello Paul, di suo padre del tutto fuori di testa, è quello che anni prima di morire prende accordi col direttore di un manicomio, suo grande fan, per affidargli la cognata Amanda, perché pare sapere già in anticipo che avrà una ricaduta tale da non poter essere assistita a casa. Scott è quello che ha la capacità di scomparire, scomparire davvero, e passare da una realtà all’altra come fosse niente. 

Lisey stessa sperimenta la cosa più volte e in almeno quattro cinque occasioni anche lei va a Boo’ya Moon, un posto della fantasia, ma reale, separato dalla nostra dimensione solo da una tenda viola.

La scatolina di ma’ cara.

La giornata infinita di Lisey che a breve peggiorerà di molto, ci mette ansia più dello spilungo. Capitano tutte a lei. La sensazione di incertezza ci fa leggere col fiato corto e questa donna sola che affronta gli eventi del presente e del passato e del capperi di marito morto che morto non ci vuole rimanere e parla chissà da dove, ci dà una sorta di stanchezza fisica e mentale non semplice da gestire. 

Ma lei per fortuna è forte e risoluta e va fino in fondo alle varie emergenze, quelle del presente, quelle del passato, quella del pazzo di turno e delle benedette stazioni del bool che più vanno avanti più sembra che siano state sparpagliate da Landon per allenare Lisey per ciò che dovrà fare. 

Dunque portata in ospedale Amanda e salutata la sorella Darla, Lisey ricorda. Ricorda o vive il passato che è anche presente, un presente che purtroppo non ha cancellato la presenza di Zack McCool, mandato dall’Incunk, solo perché sorellona Manda-Bunny è in manicomio. E oggi come allora la cosa che in qualche modo la ancora all’unica briciola di sanità mentale che le è rimasta, pare essere la piccola vanga d’argento. Sfiorandola le paure passano un po’. E Lisey ha bisogno di tanta sicurezza quando, rincasando alla ricerca di una scatolina di cedro dove tiene i suoi ricordi personali, trova un povero gatto morto ficcato a forza nella cassetta delle lettere. 

Un messaggio chiarissimo da parte di Zack che le lascia anche una lettera minatoria, se il gatto morto non fosse abbastanza. Questa ovviamente è la goccia che fa traboccare la pozza delle parole e finalmente Elle si decide a chiamare il mandante del folle, tale professor Woodbody e la polizia del posto. Il professore ammette solo per metà d’aver fatto un grosso guaio. Conosce Zack, confessa di aver parlato con lui degli inediti di Landon mentre erano ubriachi tutti e due, di come li avrebbe voluti, di quanto fosse stato ingiusto che a custodirli fosse quella acidona della Yoko Landon e compagnia, ma mai, mai, le ripete, aveva creduto che Zack avesse fatto sul serio

Bravo prof, prima lanci la pietra poi ritiri la mano. Lisey quindi riferisce più o meno tutto alla polizia che le concede una pattuglia di fronte casa e qui, però, commette un errore di perfetta enormità. Sottovaluta Zack e Zack se lo segna.

 

Il pestaggio.

Confinare Zack come problema secondario dando importanza a quella specie di caccia a tesoro con stazioni nei ricordi tremendi del passato le fa abbassare in qualche modo la guardia e spalanca le porte a questo personaggio finora solo accennato in racconti di altri o sentito in telefonate minatorie ma che, quando appare in carne ed ossa, appare in tutta la sua concretezza e pesta la povera Lisey. 

Facendole davvero male come aveva detto, aprendole, tra le altre cose, uno squarcio sul seno sinistro con il suo apriscatole preferito. Il dolore della tortura fa svenire Lisey e quando si risveglia è di nuovo da sola nello studio/fienile in preda al dolore, alla disperazione, al terrore e… ai ricordi. Che le piombano addosso come i pugni che le ha dato Zack, otto tutti in faccia, e la trasportano indietro fino alla vicenda della morte di Paul, diventato preda di un intaso (pazzia) così forte da trasformarlo in una specie di demone. 

Lisa ricorda pure come il padre lo abbia ucciso e il successivo viaggio a Boo’ya Moon di uno Scott di dieci anni per seppellirlo. Ma in tutto questo lei è sempre nello studio del marito col seno squarciato, che deve occuparsi innanzitutto di non morire dunque torna coi ricordi al 1996 quando è andata nel mondo parallelo a recuperare il marito che si era momentaneamente perso, sperando che la cosa le dia qualche idea prima che Zack, forcuto Incunk, torni e le faccia male di nuovo.

 L’idea le viene ed ovviamente è tornare a Boo’ya Moon per curarsi le ferite immergendosi nella pozza delle parole che ci ricorda la piscina di Cocoon (o L’Energia dell’Universo, film del 1985 diretto da Ron Howard).

Cocoon - L'energia dell'universo - Fonte: Wikipedia Cocoon – L’energia dell’universo – Fonte: Wikipedia

 

La cosa tra sorelle.

La sua idea, oltre che a funzionare e a curarla ci permette di conoscere un po’ meglio questo luogo, ci fa vedere come funzionano i viaggi astrali/spirituali/metafisici, non sapremmo definirli, e ci fa intravedere Scott seduto su uno dei gradini di pietra della spiaggia dove si trova la pozza. 

Ciao Scott, lo sai che hai fatto un bel casino, sì? Tornata o ri-tornata a casa la Lisey del presente si sente davvero meglio, non solo, da questo punto si comporta tipo agente segreto nel pieno delle sue funzioni e la cosa ci piace un sacco, yar. Decisa a concludere la storia con Zack, la nostra Lisa prepara una dopo l’altra le tessere del puzzle finale e da’ forma al piano che vede tra le altre cose, una visita alla sorella Amanda al manicomio che, seppur dignitoso e moderno, sempre manicomio è con le sue bibitiiiine e i pigiami verde menta. 

Ma Amanda non è lì, o meglio, non è solo lì. Manda-Bunny è anche a Boo’ya Moon, che per lei si chiama Southwind seduta su una di quelle panchine di pietra da dove Elle aveva già recuperato il marito, a guardare la sua barca preferita, la Malvarosa

La mitica L.  la raggiunge e Amanda le parla di Scott, confidandole che si sono incontrati in quel luogo molte volte. Ma Lisey non ha tempo di fare due chiacchiere e con grandissimo sforzo riesce a riportarla al mondo reale, più precisamente al parcheggio dove ha lasciato la sua auto con l’adesivo su Gesù che ti ama e ti tiene per mano ecco perché non guidi piano. Le Charlie’s Angels così partono per la nuova avventura che le vede antagoniste di Zack e non nascondiamo che la parentesi fuga dal manicomio ci ha al tempo stesso divertite e commosse. 

Anche voi, cari coloni sperduti, tornando a casa date una carezza alle vostre sorelle e dite “questa è la carezza di Dolores”.

Qui si fa’ il finale o si muore… o forse si muore e basta.

Da questo momento, come da kinghiana abitudine, la lettura è uno sprint che non si ferma e non ci vogliamo fermare neppure noi che scoprioam anche come Landon ha passato l’ultimo giorno sulla cara vecchia Terra e come ha confidato alla moglie, negli ultimi minuti della sua vita, di aver fatto lo sbaglio fatale di mangiare i frutti di Boo’ya Moon a notte fonda, quando diventano veleno. Scott, diamine, eppure lo sapevi! 

Lo scrittore avrebbe voluto curarsi con l’acqua della pozza ma non avendola potuta raggiungere a causa dello spilungo ha tentato l’ultima carta con la frutta che, però, è stata altrettanto micidiale. Tornando al duo in fuga, Amanda, riprende lucidità super velocemente e passa dallo stato catatonico all’imbastire un piano d’azione con Lisey. Saputa tutta la storia tra lei e Zack, intuisce l’intenzione della sorella di farlo fuori e di seppellire il cadavere a Boo’ya Moon e non può che controfirmare l’accordo concedendole il pieno appoggio. 

Le due così si mettono a lavoro per confezionare la strategia e quando Zack l’amante degli apriscatole arriva nello studio di Scott credendo di uscirne vincitore, ne esce invece morto. O meglio esce dallo studio saltando da questo all’altro mondo portatoci di peso da una Lisey che si accolla pure la sorella e che ormai va e viene come niente fosse. Così un po’ per una vangata rifilatagli da Elle con la fedele pala d’argento che era rimasta lì dall’ultima visita, un po’ di più per via dello spilungo che se lo pappa in un boccone, Zack diventa cibo per il serpentone viola. Bool fine. Incredibile ma vero, le sorelle Debusher escono vincitrici dallo scontro anche se un prezzo da pagare c’è: lo spilungo ormai ha messo gli occhi addosso a Lisey così come aveva fatto con Scott e la segna sul suo personale menù. Non importa quanto tempo gli ci vorrà per sgranocchiare anche lei, può aspettare tutti i lunghi giorni e le piacevoli notti di questo e quell’altro mondo.

 

La storia di Lisey.

E così fa, lo spilungone. Aspetta in agguato e marchia con la sua presenza malefica e puzzolente ogni attimo della vita della sorella Debusher. La guarda dalle superfici riflettenti in casa, dagli specchi, dai fondi di bicchiere. La tiene d’occhio costantemente. Dunque anche se dopo la parentesi Zack tutto è tornato a posto, la sua storia inizia quando il libro finisce.

 La nostra Lisey è riuscita finalmente a svuotare completamente lo studio/fienile di Scott, si è liberata di un macigno spirituale di perfetta enormità, ha cinghiato a destra e a manca, ha più o meno sotto controllo le sorelle e sta riuscendo a dire davvero addio al marito, ma ora si apre una parentesi solo sua. Ed ha a che fare con il serpentone, come dicevamo, e col fatto che al minimo perdere contatto con la realtà, ad esempio assopendosi un attimo, Lisa si ritrova a Boo’ya Moon senza neanche esserci voluta andare. 

Cosa estremamente pericolosa se in uno di questi viaggetti nel frattempo dall’altra parte è notte o lo spilungone aspetta con le fauci già aperte. Ed ecco quindi il bellissimo per quanto tremendo ultimo racconto di Scott che riesce a parlare pure da morto ma che almeno stavolta da’ una dritta davvero importante alla moglie e mette la parola fine a questo romanzo sulla solitudine, sul lutto, sulla violenza, sulla malattia mentale, sulla vendetta, l’abbandono, ma anche sull’amore, sull’affetto, sul perdono. Vi pare poco?

 

Cissica babyluv.

Ci domandiamo: è valsa davvero la pena riprendere in mano lo spauracchio della nostra giovinezza? Diamine, certo che sì!

Avevamo dimenticato molte cose belle presenti nella storia e anche espedienti a dir poco fantasiosi (i due sorsi della fonte e l’uso che ne fa Lisey, o l’afgano giallo), forse perché la forcuta memoria selettiva tende a ricordare soltanto gli aspetti più duri della vita in generale e non particolarmente quelli belli, chi lo sa perché. 

La storia di Lisey è un romanzo estremamente complesso, avvincente, sì, ma anche duro, complicato. Nasconde però momenti di tenerezza e di amore, tantissimi, di complicità e di affetto, di coraggio e di speranza. Uno si chiede, possibile? 

Possibile eccome. King riesce ancora una volta a raccontare le donne nelle loro infinite sfumature e a far diventare eroine anche le persone più comuni, con uno sguardo privilegiato agli esseri umani più fragili (Amanda nel corso della lettura è diventata la nostra preferita, grande Manda-Bunny! Ve l’abbiamo già detto?).

Bene, questo è il forcuto quanto. Grazie di essere venuti con noi, da soli non ce l’avremmo fatta, ma alla fine abbiamo cinghiato duro, no? 

Tutto come sempre.

Lunga vita alle vostre messi, vostra affezionatissima.

D.D.

Dolores Deschain

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *