La Storia di Lisey | Serie TV
- By: Dolores Deschain
Cari coloni sperduti, lunghi giorni e piacevoli notti.
Ci sembra ieri che abbiamo parlato di Lisey Landon e la sua storia, ma non era ieri.
Era il 15 Maggio 2021. Battutona, non ridete troppo.
Fiacche battute a parte, non siamo scesi sotto le 3 stelle per amore del nostro Re, per Jiulianne Moore e per affetto alla storia, ma la serie in sé non ci ha colpiti in modo troppo favorevole. Ci siamo accostati alla visione di questo ennesimo adattamento di un lavoro cult di Stephen King con curiosità e trepidazione.
E speranza, soprattutto.
Speranza che le pagine scritte non fossero totalmente scombussolate dalle leggi televisive anche perché il teleplay è stato curato da Sua Maestà in persona e adesso, a fine visione, dobbiamo ammettere che invece, nonostante il contributo del regale scrittore, le pagine in alcuni punti sono state scombussolate ugualmente. E risuona un amaro aye.
King stesso, in un’intervista sull’uscita del programma televisivo, ha affermato che ha voluto curarne la sceneggiatura perché se qualcuno doveva incasinare la storia del suo libro, questo qualcuno voleva essere lui. Beh a fare un po’ di macelli qua e là ci sei riuscito caro Re. Ah, la TV!
Comunque sia, quella di cui parliamo è una serie di otto puntate, otto puntate come i sette nani più uno.
Otto puntate che, sempre da affermazioni di King, parlano di amore coniugale, di donne coraggiose e del potere dell’immaginazione. Noi aggiungiamo otto puntate in cui la protagonista è stata descritta un po’ troppo borderline, anzi, diciamolo, la Lisey serie tv più che una persona normale che diventa eroina come da kinghiana tradizione, ci sembra una poveretta fuori di testa e basta.
La pur brava Jiulianne Moore cerca di tenere assieme ogni episodio con la sua recitazione ma uno sembra sempre sul punto di piangere e due anche lei può poco se la protagonista che le hanno affidato è più fuori di un balcone ad Agosto. Comunque sia la Moore con la sua presenza mette in ombra Clive Owen, Jennifer Jason Leigh e la talentuosa Joan Allen nella parte della nostra amata Manda Bunny che anche nello schermo televisivo, come nel romanzo, ci ha fatto versare un bel po’ di lacrimucce.
Si poteva fare meglio? Certo, molto. Indiscutibile il fatto che il romanzo è tutt’altra roba. Puro terrore, terrificante, agghiacciante, ipnotico, coinvolgente ed ha dalla sua parte l’arma più forte di tutte, la fantasia del lettore che con le sue proprie visioni costruisce attorno alle pagine scritte un qualcosa che lo schermo non potrà mai fare. Il fatto poi di dover saltare in continuazione tra presente e passato è stato affrontato in modo un po’ confusionario e impreciso, a volte troppo, tanto che a un certo punto una virgiliana voce in testa ti dice non ti curar di quel che guardi, ma guarda e basta.
Va beh. Chiudiamo con una curiosità familiare a molti, l’idea del romanzo è venuta al nostro Re quando lui stesso ha avuto una bruttissima polmonite che quasi lo stava portando davvero a Boo’ya Moon ma senza ritorno. Tornato invece a casa sua, King ha scoperto che nel frattempo la moglie aveva già pulito il suo studio così che se ci avesse rimesso le penne metà del lavoro era già fatto. Tabitha sei stata un tantino antipatica in questa parentesi, diamine, eh! King avrà fatto gli scongiuri per un anno intero! Bene, orsù, è giunto il momento, com’è già accaduto con The Outsider e The Stand, di buttarsi a capofitto nella visione de La storia di Lisey! Sotto troverete gli episodi, recensiti ad uno ad uno.
Ormai dovreste saperlo, niente frutta fresca dopo mezzanotte.
Repetita iuvant qui a Gilead. E da voi? No?
Ok, allora ci aggiungiamo anche uno Spoiler Alert, come sempre.
La prima puntata ci ha lasciati un po’ perplessi.
Ci è sembrata un tantino incasinata. Troppa prescia nel far accadere gli avvenimenti che così risultano tutti mischiati assieme, presente, passato prossimo, imperfetto, e futuro semplice. Persino per noi in alcuni momenti è stata dura tenere a mente il filo della storia, eppure abbiamo letto due volte il romanzo e siamo stati attentissimi.
Figuriamoci per chi non conosce le pagine su Lisey come deve essere stato complicato non perdersi. Nella quinta puntata sfido chiunque a capire chi fa cosa, ma soprattutto, quando. Forse i fatti in questa ouverture dovevano essere dosati con più calma nel corso delle puntate successive, come fanno i cerotti antiinfiammatori a rilascio graduale… rilasciano un po’ alla volta.
Ma niente paranoie e partiamo dall’inizio! Sigla carina/inquietante quanto basta, ancora più inquietante la piscina dietro casa dove troviamo Lisey che, immersa in un’acqua non sappiamo quanto sporca, ricorda il passato. Andiamo quindi subito al giorno dell’inaugurazione della Biblioteca Shipman che nel libro è un nodo importantissimo per lo sviluppo della trama. Proprio al culmine del tutto, quando ta-daaa Scott Landon è presentato come una leggenda vivente della letteratura americana e sta simbolicamente dando il via ai lavori con una vanga argentata (tenetela a mente) in mano, ecco che arriva uno squilibrato farneticante che gli spara, Lisey lo mette ko con un colpo di vanga (ecco) e… si sveglia sul divano di casa. Normale, iniziano i flash back e i vari livelli temporali, fatevene una ragione. Qui si sogna di sognare qualcuno che ci sogna mentre ricordiamo un ricordo dimenticato. Capito???
Non del tutto ripresasi dal sogno la nostra protagonista si alza e si fa un giretto in casa, o meglio, nello studio che è stato del marito, zeppo di libri, riviste e cimeli di un tempo, inclusa la sopra citata vanga (e tre) che è poggiata in un angolo, pare, in attesa. La pala è proprio lei che aspetta, infatti! Lisey la prende e trova un biglietto del defunto marito che pare abbia voglia di scherzare anche dall’altro mondo. Un po’ infastidita liquida l’oggetto ma non può fare la stessa cosa con la sorella Amanda che, citando la nostra eroina, “lo sta facendo ancora”. Cosa? Farsi del male. Purtroppo Amanda sfoga le emozioni negative su se stessa, facendosi molto male. Sapendo perfettamente questa cosa Lisey avvisa l’altra sorella, Darla (nel libro le sorelle sono quattro), e si avvia verso la casa di Manda, non prima però di aver liquidato il seccatore di turno, tale Professor Dashmiel (di Dash noi conoscevamo solo il detersivo perché più bianco non si può…) che la tampina per poter visionare tutti gli inediti di Landon ma cade miserevolmente di classe dicendole: “Il fatto che dormisse nel suo letto non le da’ il diritto di tenere nascoste le sue opere non finite al resto del mondo…” e a quel punto una vangata in faccia sarebbe stata bene pure a lui. Lisey lo manda a quel paese e invece della vanga usa il macchinone per fracassargli il posteriore dell’auto, tiè ben ti sta. Ma l’allampanato D. non ci sta e fa una telefonata che sarà cruciale per le prossime 7 puntate. Sette come i sette nani senza nessuna aggiunta. Intanto Darla arriva giusto in tempo a casa di Amanda per sventare la tragedia. Certo Manda Bunny ha una sanità mentale molto particolare ma le altre due sorelle non ci sembrano messe molto meglio. Comunque sia con l’arrivo in scena di Amanda cominciamo a sentire parole come pozza, Boo’ya Moon e caccia al bool. Inoltre attraverso i ricordi e i racconti della sorellona problematica vediamo anche di cosa era capace Scott.
E non ci riferiamo alla scrittura dei libri ma al fatto che di punto in bianco sparisce, cura persone rigurgitando (questo fa un po’ schifo, sì) acqua che resta pure fresca e dolce nel suo stomaco e guarisce in fretta da ferite mortali. Dunque ammesso di riuscire a raccapezzarsi tra presente e passato che si corteggiano di continuo, ci si ritrova a guardare le due sorelle che interagiscono a loro volta ricordando le cose che gli sono successe e quelle che stanno accadendo. Incontreremo soprattutto il cowboy dello spazio (termine usato da Landon per descrivere i suoi lettori super particolari un po’ fuori di testa) più spaziale di sempre, Jim Dooley, assunto ma più che altro istigato dal prof Dashmiel per convincere Lisey a dividersi dagli inediti dello scrittore. Eccolo in libreria Jim, giovane, stralunato, con un giubbotto giallo (giallo che richiama vagamente gli Uomini Bassi in Soprabito Giallo di Cuori in Atlantide) che legge il primo libro amato da Scott quando aveva quattro anni. Coloni della saga La Torre Nera a questo punto mi riferisco direttamente a voi, a chi/cosa vi fa pensare la copertina del libro tenuto in mano da Jim??? Mbé può essere una cosa sola… fatemelo sapere nei commenti alla recensione se vi va. Ciuf ciuf, aggiungo. Finito di leggere il libriccino per bambini il cowboy dello spazio se ne va giusto dopo aver spaventato a morte la bibliotecaria e averci fatto capire che odia appassionatamente Lisey.
Lisey in quello stesso momento, mentre viene anche screditata dal pazzoide, canticchia la canzone del suo matrimonio Good Lovin’ dei The Rascals e finalmente le si accende una lampadina da lampione e trova il secondo indizio del bool lasciatogli da Scott. Apre la rubrica telefonica alla D di Doctor (come dice la canzone), e trova tale Doctor Hugh Alberness, sottolineato, scritto in grassetto e coi punti esclamativi, insomma ci hai azzeccato Lisey. Facendo due più due o meglio Scott più Scott realizza che se vuole provare a salvare la sanità mentale della sorella (e forse la sua) deve telefonare allo psichiatra al quale suo marito aveva personalmente firmato copie dei suoi romanzi. Il problema è che a seguito della telefonata, Lisa si sente impazzire ancora di più perché scopre che ben tre anni prima il marito aveva già pagato per il ricovero di Amanda. Come se avesse visto nel futuro. La cosa è molto strana ma ancora di più utile, in quel momento.
Così Lisey a telefono fa buon viso e cattivo gioco e Manda Bunny parte per la clinica. Ma non c’è tempo per L. di tirare il fiato perché stavolta è lei a ricevere una telefonata, dal pazzoide Jim che le dice chiaro e tondo quali sono le sue intenzioni: o gli consegna gli inediti di Landon che poi lui darà al prof o le farà molto male. Questa puntata dove praticamente è raccontato gran parte del libro si chiude con la visione di un essere soprannaturale (noi non l’avevamo affatto immaginato così) che fa un verso stranissimo ed un essere terreno che si prepara a tener fede alla parola. Purtroppo.
Seconda puntata, secondo bagno nella piscina di acqua torbida. Ma proprio lì devi farti il bagno Lisette?
Ti hanno fatto la casa senza servizi? Va beh. Dunque Lisey ricorda la sera del suo matrimonio e il dialogo avuto con Amanda in merito a Scott e alle sue fragilità, mentre l’Amanda del presente pare essere contemporaneamente sia nella clinica dello psichiatra fan di Landon sia in un posto molto particolare, su una spiaggia di un’altra dimensione, seduta su delle gradinate in pietra, in compagnia di figure umanoidi ma inquietanti coperte da veli sottili. Tutti i presenti sulle gradinate di pietra, coperti o no dai veli, guardano verso qualcosa e la nostra Amanda in particolare vede il veliero dell’infanzia di cui era capitano, la Malvarosa.
Parla di un essere mostruoso, affamato e terribile, lo spilungo (nel libro sembra essere una sorta di serpente qui ricorda di più un’evoluzione alla Pokémon de La cosa dei Fantastici 4) che divora anime per lasciare i corpi. Sentendo questi racconti Darla che le è accanto è sempre più convinta di aver fatto bene a farla ricoverare e lo fa presente anche al dottore che sta seguendo la sorella, anche se ogni volta che salta fuori il nome di Scott sembra le prenda un colpo. Non le dev’essere particolarmente simpatico. Nel frattempo Lisey telefona al mandante di Jim cowboy dello spazio e gli dice che se non lo richiama all’ordine ordinandogli di lasciarla in pace, lo denuncerà alla polizia. Il professore prima fa il finto tonto poi non può che ammettere le sue colpe da farneticante ubriacone, forse troppo tardi perché ormai la pazzia del fan numero uno di Landon ha raggiunto un livello superiore e pericoloso. Parlando di pazzia certo non possiamo negare che Scott aveva la sua bella dose di trip mentali niente male. Seduta sul divano dello studio del marito difatti L. ricorda la sera di tanti anni prima in cui, venduto per duemilacinquecento dollari il romanzo La figlia del pescatore, sarebbe dovuta uscire col marito per festeggiare. Questo però festeggia con qualche suo compare di bevuta e la lascia a casa fino a tardi. Rincasato balbetta qualche scusa ma Lisey è ovviamente furiosa e non gliela manda a dire così che fa lo scrittore? Mentre ricorda a sua volta il padre che seduto in salotto si tagliava un braccio in presenza sua e di suo fratello, spacca a pugni la vetrina di una lavanderia (nel libro è una serra), si tagliuzza ben bene e poi dice alla moglie ecco, tieni, l’ho fatto per te. Scusa Scott, sarebbe un regalo?
E poi aggiunge ecco adesso è tutto a posto, ma manco pe’ niente Landon!! Ti pare che ferirsi gravemente debba far tornare da te la tua donna? Non contento mentre in un grosso lavandino si lava via il sangue invece di andare in ospedale le chiede in un’eco di titanica memoria, ti fidi di me? E lei, gli risponde sì certo! Mbé Lisette allora è pure colpa tua. Credete sia finita? No no! Quella notte stessa Lisey si alza dal letto per andare in bagno ma il marito non è né sdraiato accanto a lei né a chiudere l’acqua del rubinetto che esce senza sosta, poi un attimo si gira e rieccolo là. Su un fianco. A dormire. O fare finta. Lo spettatore vede dov’è andato in realtà, la spiaggia dove Amanda vede ancorato il suo veliero, a bagnare il braccio ferito nell’acqua, ma Lisey non va oltre il chiedere dove sei andato e si rimette a dormire come fosse normale avere un marito che appare e scompare a intermittenza come le lampadine che sfarfallano. La mattina dopo constata che i tagli sembrano ferite vecchie di settimane invece che fresche fresche della sera prima ma anche questo le sembra piuttosto di routine e mentre lui le prepara le uova fritte la chiede in moglie. Sarà il profumo di uova e beacon ma lei accetta. A questo punto, scusate, il matto non ci sembra più Landon. Ma se la Lisey del passato faceva finta di non vedere le stranezze del marito, quella del presente comincia ad avere le tasche piene del fatto che, pure da morto, lui continui a farle fare questa sorta di viaggio a tappe dei bool che la sta portando in un terreno sempre più pericoloso. Il quarto indizio di questa specie di gioco lo trova dentro il libro del dottore che ha in cura Amanda e le suggerisce di cercare una scatolina di cedro. Lisey si metterebbe pure alla ricerca dell’oggetto se non fosse che, rincasando dopo aver denunciato Jim e il professore alla polizia minimizzando il pericolo impersonato dal pazzo, trova un povero corvo morto nella cassetta delle lettere (nel libro trova invece un gatto, Cagliostro protesta ancora).
Oltre all’animaletto stecchito Jim le lascia anche una lettera e adesso Lisa non minimizza più la sua pericolosità. Polizia e sorella Darla le consigliano di procurarsi una pistola ma lei rifiuta e si porta invece appresso la vanga del primo episodio. Quella sera stessa, mentre la povera Amanda è ancora bloccata in due dimensioni, Lisey si aggira per casa armata di pala d’argento, perlustrando ovunque per accertarsi che Jim non si sia intrufolato nella sua proprietà.
Passando accanto alla piscina ci vede il riflesso di Boo’ya Moon, un luogo che definisce non reale ma che la terrorizza. Vede e sente esseri urlanti e forse persino lo spilungo, ma finge che non sia vero e se ne va. Lisa, fai finta di non accorgerti di troppe cose e prima o poi queste ti si ripresenteranno tutte assieme mia cara.
Non si scappa alla regola del terzo episodio. La regola dice che nella terza puntata di una qualsiasi serie tv devi mettere tutte le carte in tavola e far fare un bello sprint agli eventi. Accade lo stesso anche a La storia di Lisey. Ci è sembrata una puntata molto più coerente delle altre due e più interessante, il dettaglio della vanga nell’acquario della clinica poi vale tutta la serie e Amanda ci ha fatto tanta, tanta ma proprio tanta tenerezza.
L’episodio si apre coi soliti bisticci tra Lisey e Darla mentre capiamo che Jim Dooley aveva ed ha una vera e propria ossessione per Scott Landon (nel libro la cosa non è dipinta in modo così morboso).
Un amore folle che Lisey stessa può guardare grazie ad un paio di video che le mostra il poliziotto assegnatole come guardia a casa. E certo a fine visione non si sente rassicurata, anzi. Per non pensare costantemente al pazzoide, rientra a casa per prendere un paio di scatole di Oreo (per gli americani un vero must) da portare ad Amanda e nella dispensa, abracadabra, immersa tra una dozzina di scatole di biscotti, trova la famosa scatolina di cedro di ma’ cara.
Va a visionarla ovviamente nello studio del marito e dentro ci sono cose molto interessanti. Tra tutte una cartolina che lei stessa ha scritto a Manda Bunny e che ci fa tornare indietro nel tempo fino al giorno in cui Lisa e Scott si fermano in un albergo in montagna che a causa di una forte nevicata non ha ospiti, tranne loro. Il proprietario qui nella serie tv sembra uscito dal Rocky Horror Picture Show ma almeno è gentile e regala agli sposini una bottiglia di vino e gli indica un sentiero nel bosco che culmina con un angolino suggestivo da foresta di elfi. La coppia si rifugia sotto un albero meraviglioso e a questo punto i livelli temporali si intrecciano e si intrecciano per intrecciarsi veramente.
Lisey ricorda Lisa che ricorda il passato raccontato da Scott che invece di aprire la bottiglia di vino e passare un’oretta romantica, coglie a volo l’occasione per raccontarle la sua brutta più brutta non si può infanzia. Scott, sempre sul pezzo eh? Fatto sta che vediamo cosa ha dovuto sopportare il piccolo Scott col padre che già sapeva di intasi, bool di sangue, Boo’ya Moon e tutto il resto e lo affrontava a modo suo. Il modo peggiore. Picchiando, tagliando, facendo del male a se stesso e ai due figli. La Lisey del passato piange, la Lisey del presente pure e anche noi, sinceramente, qualche lacrimuccia ce la siamo asciugata. Chiusa la parentesi di Lisette che ricorda quel fatidico giorno sotto l’albero che li ha anche portati per la prima volta a Boo’ya Moon, torniamo al pazzoide Jim che per intrufolarsi nello studio fienile di Scott appicca fuoco ad un altro fienile poco distante per far allontanare la guardia di Lisey. Ci riesce, entra nello studio e fa il suo porco comodo mentre Darla e Lisey passano un po’ di tempo assieme bevendo, fumando, mangiando e cercando di rimettere a posto i pezzi che mancano a tutta la vicenda. L’ennesima violenza di Amanda contro se stessa le ha turbate ma al tempo stesso non riescono ancora a capire come farla tornare nel mondo dei sani.
Eppure Amanda chiede aiuto e prega Lisey di andarla a prendere (poveretta, ci fa un sacco di tenerezza) ma l’altra si ostina a non voler credere a Boo’ya Moon o al fatto che ci è già stata diverse volte. D’altra parte, come dice il proverbio, non c’è peggior sordo di chi…
Focus della puntata: violenza. Fino alla fine. Claustrofobia a livelli da guinness con la sequenza del cowboy dello spazio, Jim, che decide di entrare in scena in modo prorompente e coglie Lisey alle spalle, mentre lei è nello studio di Scott e riempie di parolacce la segreteria telefonica. Le mette un sacco di plastica in testa e stringe fino a farle perdere i sensi.
Dieci e lode a Julianne Moore che se ne sta con la plastica che le serra il volto, la bocca, il naso e porta a casa la scena.
Porta a casa anche le scene successive, molto, molto, molto, molto violente (come lo stesso pezzo nel libro) in cui Lisey viene pestata a sangue dal pazzoide che farnetica di Sott, di libri e del fatto che una semplice donna non possa tenere segreto al mondo il lavoro inedito dello scrittore. Così tra un disco e l’altro Jim picchia, picchia, picchia e Lisey perde i sensi per il troppo dolore ma se sapesse cosa l’attende di lì a breve, sicuramente non rinverrebbe e se ne starebbe nel mondo dei sogni. Purtroppo per lei si rianima almeno un po’ e Jim ricomincia le sue farneticazioni ma soprattutto, dopo averle detto che tornerà il giorno dopo e le farà ancora più male se non le consegnerà il materiale segreto di Landon (più male di quello c’è solo la morte) ricomincia a torturarla. E usa la rotella per tagliare la pizza (nel libro era un apriscatole) e stavolta invece della pizza taglia a lungo e ripetutamente Lisey.
Questi primi quindici minuti della puntata sono stati difficili da guardare, davvero e le urla della donna trucidata hanno risuonato a lungo e forte nelle orecchie. Tanto a lungo e tanto forte che le sentono perfino Scott e Amanda dal loro mondo parallelo. Finito il suo sporco lavoro, mentre Lisey cerca di rimettersi in sesto per quel che può e ricorda le storie su Boo’ya Moon, Jim va a farsi un panino a casa di Amanda e per un pelo non viene scoperto da Darla, andata a recuperare qualche oggetto personale della sorella e la pistola che la stessa tiene a casa (nel libro sono Liz e Manda Bunny stesse che la vanno a recuperare). Intanto la dolorante Lisette si perde nel passato e di salti temporali dentro ad altri salti dentro ad altri salti ancora ne fa a bizzeffe.
Questo permette a noi di vedere cosa è accaduto a Scott bambino e a Lisey di capire finalmente che deve usare l’acqua di Boo’ya Moon se vuol curarsi le ferite. Sì ma come fare per andarci?
Per ritrovare la pozza e usare l’acqua? Beh, se acqua chiama acqua e passato chiama passato non si deve fare altro che ricordare e aprire un rubinetto in bagno… per lo meno questo è quello che fa una delle L del passato, la nostra Lisey del presente invece, sanguinante, dolorante, disperata, sola, confusa, avvolta da una coperta, ricorda e ricorda e ricorda ancora…
La quinta delle otto puntate si apre con la Lisey del presente che, ferita e seduta ai bordi della piscina di casa, ricorda come la Lisey del passato sia riuscita ad andare a Boo’ya Moon da sola, di notte, per recuperare il marito che non riusciva a tornare a casa.
Non solo, si aggancia ad una terza Lisey, quella del pic nic sotto l’albero innevato, che si fa raccontare dal marito la verità sulla storia di suo padre e di suo fratello Paul. A questo punto, proprio come nel romanzo, si apre la parentesi sugli eventi che portarono alla morte del giovane ragazzo, preso dalla pazzia, dall’intaso, dal male, forse passatagli dallo spilungo o forse ereditaria dei Landon. Paul così, dopo aver cercato di uccidere lui per primo Scott, viene bloccato e portato in un fienile, legato con una catena di ferro ad un trattore pesantissimo.
E lì resta per tre settimane. Ormai l’intaso che infesta il corpo del ragazzo è fuori controllo, anche i lineamenti del suo viso sono molto cambiati e la sua forza aumenta sempre di più tanto che riesce a spostare il trattore. Scott dunque, visto che il padre ha il grilletto facile, propone di fare un tentativo e portare Paul nella pozza a Boo’ya Moon per fargli passare l’intaso ma nel momento in cui prova a trasportarlo il demone Paul si ribella e cerca di strangolarlo. A quel punto interviene il padre e fa fuoco col fucile. Messo fine alla vita del povero ragazzo pare che l’infestazione maligna sia sparita, uscita da lui, andata via. I suoi lineamenti tornano normali e Scott riesce a portarlo a Boo’ya Moon per seppellirlo.
Nel frattempo Jim Dooley se ne sta stravaccato a letto a leggere l’inedito trafugato dallo studio di Scott e telefona al professor Dashmiel per dirglielo. L’altro cerca di dissuaderlo da tornare da Lisey e si fa rassicurare che non le abbia fatto male.
Il cowboy dello spazio mente spudoratamente e taglia la comunicazione per poter tornare alla sua amata lettura. Intanto le varie Lissey del passato forniscono alla Lisey del presente tutte le informazioni possibili affinché capisca che la vanga d’argento è fondamentale nella storia tanto quanto la pozza curatrice ma soprattutto importante lo è Amanda. Amanda è il ponte tra i vari mondi.
Dunque una delle Lisey (abbiamo perso il conto pure noi di chi possa essere) si reca alla pozza per recuperare lo Scott che era rimasto seduto sui gradini di pietra, in qualche modo riesce a riportarlo nel loro presente, sfuggendo allo spilungo. La Lisey picchiata da Jim Dooley, invece, sembra abbia finito di riflettere, si prepara uno zaino, prende la vanga d’argento e si immerge nelle acque della piscina dietro casa e, nuota, nuota, la piscina sembra non finire mai. Come se non fosse più una semplice pozza d’acqua ma qualcosa di più grande. Tipo il mare di una realtà parallela.
Lisey ha finalmente deciso di fare sul serio ed eccola qui, sotto la luce dello stesso faro che si trova nello studio di Landon anche se molto più piccolo, a Boo’ya Moon, con la vanga in mano, ferita ma risoluta più che mai. Vai babyluv! Prima di mettersi in cammino si ferma un attimo alla tomba di Paul dove ritrova la siringa che Scott stesso ci aveva lasciato da bambino, quella preparata dal padre in caso Paul diventato demone avesse cercato di aggredire Scotty. Alla siringa, che si mette in tasca, trova legato un filo di lana giallo.
Qualcosa le dice che quel filo è un ennesimo indizio lasciato dal marito, ma per ora non lo segue (lo farà nell’ultima puntata). Dobbiamo ammettere che Boo’ya Moon di notte fa paura, altro che terra di fantasia e di poeti. Aiutata dal coraggio della disperazione e dalla missione di salvare la sorella, Lisey arriva finalmente alla pozza. Ne beve diverse sorsate, si immerge per curarsi e, intercettata Amanda sui gradini di pietra, va da lei, dopo aver lanciato un’occhiata quasi di rimprovero a Scott. Che vede, riconosce, ma non avvicina nemmeno. Come a dire, la causa di tutti i miei mali sei tu, resta lì e zitto. Avvicinata invece la sorella le chiede attraverso dei messaggi scritti se vuole essere riportata a casa e Manda Bunny lo vuole, lo vuole tantissimo, ma la malia di quel mondo è troppo forte e non riesce a imporsi con la sola forza di volontà così, purtroppo, Lisey deve rinunciare e torna da sola alla sua dimensione, dove almeno constata che le ferite sono perfettamente guarite.
Questa parte è profondamente diversa rispetto al romanzo. Le differenze continuano ancora per un po’ perché diversamente dal libro a questo punto Lisey cerca di convincere Darla che non solo Boo’ya Moon esiste, ma che Amanda è lì, che deve aiutarla e che se lei vuole può andare e venire come niente. A riprova del tutto le fa un trucchetto scomparendole da davanti e riapparendo alle sue spalle con un fiore del mondo parallelo in mano. Che sia stato o no un buon trucco Darla pare credere a tutto il pacchetto e aiuta Liz a imbastire una strategia contro Jim Dooley (nel libro è Amanda che l’aiuta) e anche se alla fine le chiede “questa storia ha un lieto fine?” e Lisey le risponde “non lo so”, almeno le sorelle sono insieme e non aspettano passivamente lo svolgersi degli eventi. Anzi. Fanno del tutto affinché glie eventi stessi, seppur durissimi e imprevedibili, vadano come vogliono loro. Le due così raggiungono la terza sorellona. Non sanno bene come fare, come comportarsi, ma sono decise a riportare indietro Amanda.
Come, come, come? Le chiede a più riprese Lisey e finalmente capisce cosa fare quando la Amanda del presente e quella di un ricordo passato le suggeriscono la risposta. A questo punto lacrimuccia, ce vò. Anche due. Perché con lo stesso stratagemma descritto nel libro Lisey riesce a riportare nella terra dei vivi la sorella che, una volta tornata in questa dimensione, piange di gioia e stringe le altre due, in un grande, grandissimo abbraccio. E finalmente il posto di Amanda sui gradini di pietra a Boo’ya Moon si svuota. Niente più doppioni, niente più Malvarosa. Va beh, tre lacrimucce. Adesso il problema è uscire dal manicomio patinatissimo ma sempre manicomio dove è rinchiusa Amanda senza farsi accusare di rapimento o circonvenzione di incapaci così le tre sorelle vanno dal medico fan di Scott e provano a parlarci (la fuga di Amanda e Lisey descritta nel libro è molto più carina). Lo rimbambiscono così tanto che riescono a farsi dare il permesso di andare via. Una volta in macchina tutte e tre assieme (Darla sembra la vera matta del gruppo) Amanda si fa raccontare per bene tutta la storia e sentenzia che con un tipo come Dooley si può fare una cosa sola, toglierlo di mezzo. Sotto un forte temporale, in piedi su un tavolo, le tre sanciscono il patto e decidono della fine del cow boy dello spazio. Caro Jimmetto, non sai chi ti sei messo contro. La puntata si chiude appunto con Dooley che spia le tre sorelle e con l’inquietante modellino del faro che ogni tanto, da solo, si accende nello studio di Scott e illumina questa e l’altra dimensione.
L’episodio non si apre da dove era terminato il precedente ma ci ritroviamo nel passato, quando Landon viene accolto tipo rock star dai suoi fan per la presentazione del suo ultimo libro (ultimo davvero).
Luci, folla acclamante, teatro pazzesco, scorta. Tutto sembra fantastico ma noi che abbiamo l’occhio lungo ci accorgiamo subito che uno, Scott è da solo, due ha una tosse tremenda e tre, un inquietante cowboy dello spazio lo ferma all’ingresso e gli consegna una strana bacchetta magica.
Sarà stato per colpa dell’oggetto ma la tosse in cinque minuti si trasforma in qualcosa di ingestibile e le vecchie ferite di tanti anni prima si riaprono come se fossero state fatte appena da qualche secondo.
Ad un passo dal tracollo fisico Scott si precipita a Boo’ya Moon per curarsi e torna indietro giusto in tempo per dare il via al suo show. Come un vero anchorman lo scrittore per i primi minuti tiene in pugno il suo pubblico e comincia a parlare di ispirazione senonché stavolta qualcosa deve essere andato storto nel viaggio alla pozza perché ricomincia a sentirsi male e cade a terra sotto gli occhi di tutti. La situazione precipita e Lisey viene chiamata dall’ospedale dove hanno ricoverato Scott.
Quando arriva viene subito messa al corrente della situazione disperata e del fatto che le condizioni tanto gravi sono date da un virus sconosciuto. Rimasta sola col marito la prima cosa che fa Lisey è suggerirgli di andare alla pozza ma lui in qualche modo le fa capire che è impossibile perché stavolta è piantonata dallo spilungo (che finalmente vediamo chiaramente e scopriamo avere il corpo formato dalle migliaia di corpi di uomini e donne che ha divorato).
Ma non è tutto, Landon con grande sforzo fa capire alla moglie che il fantomatico virus che lo sta uccidendo altro non è che l’intaso passatogli dal fratello tantissimi anni prima, il giorno in cui Paul stesso si è beccato il male e graffiandolo glielo ha trasmesso. Il virus è rimasto in incubazione dentro Scott per anni e se talvolta è stato curato con l’acqua della pozza, altre volte con i tagli, in quel momento è più forte che mai e non si può fare niente. Così il rocker delle storie muore e lascia una Lisey affranta che altro non può fare che cominciare a svuotare lo studio del marito e a dare di matto.
A questo punto si apre una finestra temporale che ne include almeno tre quindi aspettiamo che passi e ci ritroviamo la Lisey del presente che si rende conto che il modellino del faro nello studio di Scott si accende da solo e funziona pure senza alcun collegamento con l’elettricità. Bene, ci servivano altre cose strane. Nel frattempo viene raggiunta dalle sorelle e le tre concordano i dettagli del piano anti Dooley più che altro bisticciando ma riescono comunque a nascondersi in bagno prima del suo ingresso.
È qui che Lisey, con astuzia e perizia ed unendo sempre un poco di furbizia (cit.) ingaggia una lotta col folle e riesce a portarlo a Boo’ya Moon dove, udite udite, riesce anche ad attirare nientepopodimenoche, lo Spilungo in persona.
Dunque eccoci alla fine. Ritroviamo il trio Lisey-Dooley-Spilungo esattamente dove li avevamo lasciati e la donna riesce a farsi seguire da tutti e due. Dooley vede il mostro ma invece di fuggire ingaggia con Lisey una lotta impari e il morso che le dà sull’osso della mano rotta è la cosa più horror dell’intera serie. Comunque sia mentre i due lottano lo Spilungo si avvicina e solo grazie ad un paio di colpi con la vanga d’argento e alla provvidenziale siringa di tanti anni prima lasciata lì da Scott e recuperata da Lisey, la donna riesce ad avere la meglio su di lui. Gliela conficca nel collo e si allontana, lo Spilungo arriva, gli dà una stritolata e lo ingloba insieme a tutti gli altri che hanno fatto la stessa fine.
A Lisey non può che far piacere così ne approfitta per fuggire, torna alla pozza, ignora per la seconda volta il marito seduto sui gradini di pietra, si cura e torna a casa (qui e ci sono diverse differenze col romanzo). Tornata dalle sorelle qualcosa le dice che deve dare un’occhiata alla piscina dietro casa (anche questa una differenza sostanziale col romanzo) dove trova il corpo smembrato di Dooley che nell’ultimo istante della sua vita invece di citare il suo scrittore preferito ha citato Star Trek. Getta il corpo in un fiume un pezzo la volta come fosse la cosa più normale del mondo e poi si decide a denunciare la morte del povero poliziotto messo di guardia fuori casa sua e ammazzato la sera prima da Dooley. Chiuso il capitolo Cowboy dello spazio finalmente Lisey rimette ordine nella sua vita, finisce di svuotare lo studio di Scott, riallaccia i rapporti con le sorelle e si fa spiegare da Amanda un paio di cose sul funzionamento di Boo’ya Moon e su Scott.
A seguito di questa spiegazione decide di tornare per l’ultima volta nel mondo parallelo e lì trova un manoscritto il cui titolo recita “La storia di Lisey” e che racconta gli ultimi giorni di vita del padre di Scott in fine anche lui preda dell’intaso e della pazzia. Beh, in fine mica tanto, pazzo ci è stato sempre ma stavolta arriva a livelli ingestibili per tutti. Il padre di Scott usa un ultimo barlume di raziocinio per organizzare una caccia al bool per il figlio dove, alla fine, il premio è la libertà di Scott sotto forma, però, di un patricidio. E Scott accetta, uccide il padre, si disfa del corpo e si fa affidare ai servizi sociali. Ora che la storia è davvero finita Lisey sente di dover salutare per sempre il marito così ritorna nel mondo parallelo e lo saluta giusto in tempo prima di vederlo scomparire nell’acqua della pozza. Tutto è concluso, non ci sono affari in sospeso così Lisey se ne torna a casa e chiude definitivamente lo studio del marito per andare a cena con le sorelle. Ma sarà davvero la fine? E’ stato tutto detto? Siamo sicuri che Lisey non sia rimasta seduta sui gradini di pietra a Boo’ya Moon mandando indietro un duplicato? Chi può dirlo… beh forse King potrebbe.