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L’Incendiaria

L’Incendiaria

Spoiler Alert: Coloni avvisati...

Cari coloni sperduti, lunghi giorni e piacevoli notti a tutti.

Prima di farci un’idea del romanzo di oggi, L’incendiaria, dobbiamo fermarci un attimo sulla dedica che King ha inserito nel libro stesso: “In ricordo di Shirley Jackson, che non ha mai avuto bisogno di alzare la voce”

Per i coloni che non conoscessero questa scrittrice ricordiamo che è stata un’autrice americana di racconti gotici, horror, di suspense e psicologici, morta a soli quarantotto anni nel 1965. Tre titoli su tutti della sua produzione: L’incubo di Hill House, La lotteria ed Abbiamo sempre vissuto nel castello dai quali sono stati tratti rispettivi film, alcuni buoni, altri meno. Racconti incredibili, spaventosi, elettrizzanti ed anche di rottura, quelli della Jackson. Di accusa di una società bigotta e conservatrice, ma soprattutto storie in grado di toccare corde dell’animo umano che, se suonate a dovere, vibrano di vero terrore, credetemi. King ha sempre amato questa scrittrice e spesso nella sua produzione la ricorda, citandola direttamente o indirettamente ed ogni tanto rendendole omaggio con richiami (come ne Le notti di Salem dove utilizza proprio l’incipit di Hill House della Jackson) o, come in questo caso, con dediche. Ciò detto non potete certo farvi mancare almeno un titolo di questa scrittrice!

Pirocinesi, chi era costei?

Una cosa è certa in merito a questo romanzo: L’incendiaria resta uno dei migliori lavori di King di sempre non solo come scrittura ma anche come struttura, intreccio, complessità, profondità ed originalità della storia. Se non siete d’accordo e credete che abbia dimenticato il volto di mio padre, fatemelo sapere, ma dopo che me l’avete fatto sapere io di certo non cambierò idea. Aye. Vi devo confessare, coloni miei, che ogni volta che rileggo il libro mi dico che è un bene per il mondo che non sia nata con doti pirocinetiche, essere in grado di mettere fuoco a cose e persone con la forza del pensiero, per capirci. In realtà, che la capacità di manipolare il fuoco non ce l’abbia nessuno tranne La Torcia Umana dei Fantastici Quattro e pochi altri, è cosa buona e giusta per l’umanità in generale. Tra i pochissimi esseri umani con suddetta dote o potere paranormale c’è la nostra eroina di turno, Charlene detta Charlie, figlia di Andy McGee e di Vicky alla quale, visto che non la vediamo in fuga insieme a marito e figlia all’inizio della storia, qualcosa deve essere successo. Qualcosa di brutto. Scopriamo fin troppo presto di avere ragione non appena vediamo che Charlie e suo padre stanno scappando da qualcuno e dalla nostra postazione privilegiata di lettori possiamo farci un’idea del perché e per come si stanno dando alla macchia grazie proprio a quello che ci dice Andy riguardo a lui, la sua capacità di spingere le persone, ovvero di intervenire sulla loro volontà e di modificarla a proprio piacimento, e di quello accaduto anni prima a seguito di un esperimento scientifico.

Mamma, ho bruciato Teddy Bear.

Quando dei ragazzi in bolletta perenne incontrano gente con zero scrupoli il mix è pericoloso. Ed ecco che vengono irretiti a suon di mezze bugie, mezze verità e bigliettoni tutti interi. Così i suddetti ragazzi abboccano come trote, come diremmo qui a Gilead. Fin troppo facile, yar. E’ esattamente quello che accade ad un Andy giovane e sprovveduto, insieme ad un gruppo di colleghi sprovveduti come lui, tra i quali, la futura moglie che come gli altri non esita a firmare  dei documenti con i quali accetta di mettere a disposizione dei bigliettoni, più che della causa, le proprie vene per gli aghi ed il proprio corpo per un misterioso intruglio, il Lot Six. Che farà danni a non finire. Diventiamo quindi testimoni di come, dodici anni prima Andy e Vicky futuri moglie e marito, partecipano all’esperimento testando gli effetti della miscela che a dire dei cervelloni dovrebbe dare dei risultati… dei risultati… dei risultati come? Già, può essere che non lo sappiano bene neanche questi pseudo scienziati, ma quel che è certo è che i due, Vicky&Andy, dal famoso e drammatico esperimento in poi si innamoreranno e daranno vita alla nostra piccola Charlie che sarà, lei sì, un risultato ben chiaro dello stranissimo composto liquido. Cosa diamine ci abbiano messo in quel miscuglio non è dato sapere (beh ad un certo punto lo spiegano ma non ve lo so riportare per bene) ma quel che è certo è che per vie indirette, grazie anche al corredo genetico di mamma e papà, il Lot Six scorrerà ancora nelle vene di Charlie anni dopo. Ecco così che Charlene McGee non ha l’età per portare il motorino ma è la più potente pirocinetica esistente al mondo capace, a sette giorni dalla nascita, di far surriscaldare il cuscino della culla se lasciata sola o di incendiare il pupazzetto di peluche se Vicky&Andy ci mettono troppo tempo a cambiarle il pannolino. Non devono essere stati giorni facili nemmeno per i due genitori che accanto al biberon sono obbligati a tenere a portata di mano un estintore. Meglio mettere la bimba a dormire con noi, amore, che dici? Sì amore, meglio. Aggiungete una mezza quintalata di tubetti di Foille, diciamo noi, yar.

Un tipo tutto casa e Bottega.

Leggendo leggendo scopriamo la storia di questa famiglia grazie a flashback tra presente e passato e diversi livelli di narrazione. Assistiamo ad una staffetta continua tra i diversi tempi narrativi grazie ai quali veniamo a sapere ad esempio dell’esistenza della Bottega che non è CIA, non è FBI ma qualcosa deve pur essere se mette stivaletti di cemento a gente scomoda che finisce i suoi giorni nel letto di un fiume. Se manda sicari ad eliminare i propri stipendiati diventati d’un tratto ingombranti. Se sguinzaglia sgherri che strappano le unghie ad una donna (Vicky) per farla parlare, per poi eliminarla. Se per recuperare una bambina mette in campo settecento persone. Dipartimento ricerche scientifiche del governo, sembrerebbe, ma a noi questa Bottega dà più l’idea di un’organizzazione mafiosa in verità. Tra fughe rocambolesche, autostop, emicranie al limite anzi oltre la sopportazione umana, piccoli furti e grandi devastazioni incendiarie, Charlie e suo padre si trovano così ricercati speciali, con l’aggravante che al tempo stesso Charlie deve fare i conti con quello che è, e che non ha neanche chiesto lei di essere. Grazie mamma e papà, eh! La piccoletta è custode di una cosa che il mondo non accetta. Una cosa di cui il mondo ha paura. Una cosa per la quale alcune persone pagherebbero oro, altre, addirittura ucciderebbero, e difatti uccidono.

Essere o non essere, questo è il problema.

A questo punto la nostra C. ingaggia una battaglia personale tra quello che le dicono essere giusto e sbagliato, quello che lei crede lo sia e tutto quello che prova dentro, “la brutta cosa che spinge per uscire”, ma che a volte brutta non le sembra proprio. Anzi, cari coloni miei. Charlie sente di esserne un tutt’uno. Ne avverte la forza. La consistenza. E quando la usa non può ignorare la sensazione di grandezza ed incredibile unicità che la Cosa Brutta stessa le dona. D’altra parte lei è quella parte di fuoco e quella parte di fuoco in grado di arrivare  a sviluppare dodicimila gradi centigradi è lei. E’ fatta così, non si può né cambiare né andare indietro. E non sarebbe neanche giusto, si dice Charlie. Ma questa Cosa che le piace, quando le sfugge e non riesce a controllarla può fare molti danni, far male alla gente, ucciderla addirittura. E questo la bambina lo sa bene, senza che glielo dica nessuno. La Brutta Cosa ha addirittura ferito sua madre, ucciso persone con una facilità incredibile. Quindi cosa fare? Cos’è giusto, cosa sbagliato? Come raccapezzarsi nella baraonda di eventi che accadono? Veramente difficile a dirsi anche per un adulto, cari coloni miei, figuriamoci per una bambina di sette anni. Naturalmente essere sballottata tra poteri incredibili in un corpicino minuto, tra gente che ti studia come una cavia da laboratorio, che ti rapisce il padre, ti obbliga a fare cose che non vuoi e poi fare anche i conti con la tua coscienza, apre in Charlie una lotta non indifferente, una profonda crepa nello spirito. Yar, una crepa bella profonda.

Andy, Barbapapà o Ken il Guerriero?

Per fortuna in tutto questo caos bollente la bambina avrà l’appoggio di Andy, un genitore che per una volta nei libri di King non è un violentatore o un assassino che spinge il proprio figlio ad uccidere sua madre perché vuole vendere un lotto di terra. Per una volta, cari coloni sperduti, il Re sceglie di raccontare un padre che ama sua figlia e che per aiutarla ci mette davvero tutto l’impegno possibile. Forse perché il senso di colpa nei suoi confronti, per averla fatta nascere con quelle doti che non sembrano favolose ma maledette, fa sentire Andy un mostro. Ma senza scendere nelle implicazioni psicologiche, visto che non siamo in grado e dimenticheremmo il volto di nostro padre, andiamo avanti nella lettura di questo romanzo. Non vi è permesso prendere pause ne L’incendiaria. No no. King ha scritto il libro come si suol dire come un torrente in piena. Se volete pause alzatevi e fatevi un caffè. Ma la storia qui corre come Bolt, è una saetta che si intreccia, si complica, muta e si trasforma in continuazione. Accadono cose, tante, tantissime, si fugge, ci si nasconde, si combatte, nel presente, o passato, o futuro che sia. Righe fitte fitte di scrittura che disegnano i personaggi e le situazioni come un miniaturista la sua piccola, bellissima casella di colore. Tanto che per leggere ci vorrebbe una lente. O gli occhiali. Battutona, scusate.

Scassinatori di cuori.

Dunque in questa frenesia di accadimenti la Bottega diventa sempre di più quello che abbiamo accennato prima, una sorta di organizzazione criminale che per arrivare ai propri scopi non esita a macchiarsi di ogni tipo di bassezza possibile, fino a quando, visto che Charlie ed Andy non possono fuggire per sempre, ad un certo punto quest’organismo semi occulto li colpisce sotto i panni di Rainbird. Rainbird, già. Un personaggio molto, molto, molto particolare. Ho detto molto? Molto. Nel libro fa la sua apparizione saltuariamente giusto per farci capire quanto sia fuori di testa, ma nella parte finale sarà fondamentale per concludere i destini di tutti. Sarà lui infatti non solo a prendere i McGee, a rinchiuderli e a separarli, sarà lui soprattutto quello che riuscirà, con un abile e quanto mai disgustoso lavoro psicologico, a far collaborare la bambina molto di più di quanto avessero mai fatto Bottega, scienziati, droghe e tutto il resto messi assieme. Rainbird riuscirà in tutto questo lavorando instancabilmente con il puntello dell’amicizia fino a scalfire la cassaforte della sua diffidenza. Approfittando di un evento inaspettato metterà a segno un colpo fondamentale per minare definitivamente le insicurezze di Charlie e poi spingerla dalla sua parte, il maledetto, diventando quasi una seconda figura paterna. Capite??? Una seconda figura paterna!!! E la piccola, traumatizzata, spaventata, esausta, dimagrita, depressa, sola, cederà e si fiderà di lui. Del maledetto.

This is the end my friend.

C’è di buono che lo stesso evento inatteso che ha dato la possibilità a Rainbird di manipolare Charlie dà una svegliata anche a Andy. Era ora Andy, ti avevamo dato per disperso! Lo vuoi usare o no il tuo potere?!?!? Questo è il punto di svolta finale del romanzo cari coloni miei (anche più o meno il punto del romanzo, la lettera di Cap, che in una pagina mi ha fatto pensare ad una scena contenuta ne L’autopsia, in Tutto è fatidico di cui parleremo presto.). L’ultimo sprint da qui in poi da leggere tutto d’un fiato. Non transigo! Leggete anche di notte, staccate il Wi-fi, spegnete per un po’ il cellulare, ma la parte finale non si tocca. La parte finale de L’incendiaria ve la dovete godere tutta quanta senza rotture e interruzioni. Mettetevi pronti spiritualmente per l’ultimo pezzo di viaggio da affrontare, perché se ne vedranno delle belle. Tutti i personaggi sono in campo, buoni e cattivi, ed ognuno è pronto ad utilizzare le proprie risorse. Ovviamente noi siamo dalla parte di Charlene McGee ed i suoi incredibili poteri. Non badiamo che l’eroina non sia una Captain Marvel che svolazza in ogni dove  nel cosmo lampeggiando dagli occhi, non ci interessa che non sia una Wonder Woman figlia di Zeus che frusta gente da cinquemila anni e non ci tocca minimamente che non se ne vada in giro imbozzolata in una tuta nera di latex come Catwoman. A noi Charlie piace proprio perché ha sette anni e la potenza di una bomba nucleare nascosta sotto le treccine ed i calzini a righe. L’adoriamo perché nonostante sia giovanissima combatte la battaglia più difficile, quella di capirsi e di accettarsi. L’appoggiamo perché alterna uno spessore umano e spirituale da far invidia agli asceti più rigorosi con la naturalezza e la tenerezza della sua età. E qui chiudo cari coloni sperduti salutandovi con grande affetto e dandovi appuntamento alla prossima lettura ma non prima di avervi augurato lunga vita alle vostre messi. 

A presto, sempre Vostra.

D.D.

Dolores Deschain.

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