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Sleeping Beauties

Sleeping Beauties

Lunghi giorni e piacevoli notti cari coloni sperduti. Ma attenzione a parlare di notti e di riposo in questo caso, perché un semplice sonnellino potrebbe trasformarsi in un torpore così profondo che non riuscireste più a svegliarvi. 

Cadreste in una sorta di coma, con l’aggravante di roba biancastra filamentosa che vi crescerebbe immediatamente in faccia, sulle mani e piano piano su tutto il corpo. Alla fine restereste chiusi in un bozzolo non bellissimo a vedersi ma sicuramente neanche a starci dentro. E tanti saluti al mondo di cui un secondo prima facevate parte. Ma tutto questo potrebbe accadervi solo se il vostro corredo genetico facesse sfoggio di un doppio cromosoma X, altrimenti tranquilli, sareste salvi. Nella misura in cui ci si possa sentire “salvi” e “tranquilli” in un romanzo di King, aye. E’ proprio così che lavora lo strano morbo chiamato Aurora apparso in città da un giorno all’altro, vale a dire selezionando soltanto donne in tutto il mondo. Ed è molto, molto meglio lasciar dormire le sue povere vittime, credetemi, perché provare ad intaccare quella specie di bozzolo che le imprigiona equivarrebbe quasi sicuramente a morire. E proprio per mano delle sfortunate rinchiuse nel bozzolo stesso. 

Quando si dice il karma, eh?. Le belle addormentate, come leggiamo dal titolo del libro, si trasformano infatti in furie umane se l’involucro che hanno attorno al corpo viene anche solo in parte scalfito. Che le protegga o le condanni a morte, quindi, assolutamente vietato toccare! Si capisce fin da subito che questo strano virus di “terreno” ha davvero molto poco. Beh in fondo non ci vuole un genio per arrivarci. Una vittima dopo l’altra Aurora va avanti nel suo incessante lavoro di infezione e copre l’intero pianeta fino ad arrivare velocemente al nostro palcoscenico di oggi, il piccolo paese di Dooling. In qualche posto nella catena montuosa degli Appalachi. 

Il paesotto, che si riteneva troppo sperduto per essere scalfito dalla piaga, ne viene invece interessato come tutti gli altri. Perché nessuno pare sfuggire ad Aurora, come scopriranno gli abitanti di Dooling e loro malgrado anche le detenute del carcere del paese, che avranno un ruolo fondamentale nell’intreccio del romanzo. Come fondamentale sarà la presenza della donna che vedremo al centro degli eventi fin da subito, Evie Black. Presentata come la Regina Nera, Evie Black in quel carcere ci si fa portare volutamente. Ma di cosa è Regina questa donna misteriosa? E perché si fa portare in gattabuia volutamente? Nessuna risposta sembra essere risolutiva ma quel che è certo è che Evie Black non è una rappresentante Avon e sfoggia doti incredibili come parlare agli animali, avere una forza sovrumana ed essere in possesso di una certa “conoscenza” delle persone  e di tutto ciò che accade, vicino o lontano da lei. Persino nel passato o nel futuro. Ma attenzione, anche se gli altri personaggi di questa che è stata già ribattezzata una “favola nera”, io aggiungerei tremenda ma bellissima, scritta a quattro mani da King padre e King figlio, non hanno le stesse incredibili doti di Evie, non si può neanche dire che siano personaggi scontati. O di facile lettura. O semplici da capire. O agevoli da gestire. Insomma avete capito. Si ha l’impressione che (i) King in questo libro abbia(no) voluto utilizzare volutamente solo persone difficili, complicate, strane e problematiche. 

Dal primo di loro, il dottor Norcross che cura la mente delle detenute essendo lo psichiatra della prigione, a sua moglie Lila nonché sceriffo del paese (uno sceriffo donna mi piace un sacco), al Direttore del carcere Janice (anche un direttore donna mi piace un sacco), fino ad arrivare ad ogni singola carcerata della struttura ed all’ultimo dei figuranti. L’umanità descritta è sfasciata, sola e triste, con segreti alle spalle e problemi da gestire a volte insormontabili. E non mi riferisco unicamente alle donne vittime di violenze, alle ragazze dissestate da droga e alcol citate un po’ ovunque nel libro, ma a tutti, sì, proprio tutti. Prima parlavo di figuranti ma in realtà, a guardar bene, nei libri del Re non ci sono personaggi che scaldano solo la sedia senza avere niente da dire. Perché tutti sono legati dal sottile filo di seta che imbastisce la trama, quindi, tutti sono importanti. I tutti di queste pagine hanno un background di dolore, ciascuno portandosi dietro il proprio bagaglio di disillusioni, di colpi ricevuti e di errori fatti. E’ come se, in una sorta di maleficio, il morbo avesse già iniziato a tessere i suoi filamenti invisibili molto tempo prima dell’arrivo di Aurora. Ancor prima del palesarsi della sostanza bianca che esce dal naso e dalle orecchie delle malcapitate. 

Ovviamente anche il linguaggio usato rispecchia la stessa crudezza dei personaggi essendo veloce, tagliente, duro, diretto, senza ghirigori o svolazzi di nessun tipo, senza lungaggini di troppo. Le frasi sono ristrette all’osso, svolgono il compito che devono, danno le informazioni che devono e poi se ne vanno per la loro strada. Fin dalla prima pagina le scene descritte, le ambientazioni ed i fatti che accadono, rendono l’atmosfera che si respira molto cupa e misteriosa. Va bene, “favola nera” calza proprio a pennello come descrizione. Dal canto suo Evie Black, mbè che altro cognome avrebbe potuto avere?, fa capire immediatamente di che pasta è fatta. Enigmatica, misteriosa, bellissima e calma, si addolora per la dipartita di un coniglietto e sette secondi dopo fa fuori due omoni e ne distrugge il camper adibito alla produzione di metanfetamine. Tutto questo a mani nude ovviamente. Beh avrebbe solo potuto distruggere il camper senza far fuori nessuno, già, ma chi si mette a discutere con una che si chiama Regina Nera? Intanto, quella che a Dooling è iniziata come una normalissima giornata, tra le sette e le otto di mattina si trasforma in puro caos fino ad arrivare al quinto giorno dalla comparsa del morbo con il solo dieci per cento della popolazione mondiale femminile ancora sveglio. Man mano che le vicende dei personaggi si intrecciano sembra sempre più chiara una cosa: vietato chiudere gli occhi per le donne.  Ma come si può? Come si può chiedere al corpo umano di non dormire?

Nota personale: bel film remake del super classicone L’invasione degli ultra corpi del lontano 1956 è Invasion del 2007 con Nicole Kidman che tratta proprio la tematica del sonno da impedire a tutti i costi per non diventare delle incubatrici umane per organismi alieni). Certo, la cosa funziona per un po’, riempiendosi di caffeina, di zuccheri e di sostanze più o meno lecite, ma prima o poi gli occhi si chiudono, i filamenti bianchi arrivano e ci si ritrova a dormire imbozzolate. Perché non si può rimandare l’inevitabile. Già, l’inevitabile. Cos’è l’inevitabile in una situazione di grande caos a livello mondiale? Cosa accadrà? I cosiddetti buoni resteranno tali anche in un contesto di profonda crisi? E i cattivi? In cosa si trasformeranno?

Le amicizie verranno messe a dura prova, così come sentimenti di amore e fedeltà. Ogni legame, parentela o relazione si troverà davanti a un bivio e il bivio si chiama Evie Black. All’inizio la Regina Nera pare divertirsi un sacco nella sua cella, mentre ascolta i dialoghi dei ratti ed assegna compiti a volpi e falene che le sono distanti decine di chilometri, ma dopo un po’, anche lei è costretta a prendere delle decisioni. Sì, neppure Evie Black può rimandare l’inevitabile. In Sleeping Beauties, cari coloni miei, ci sono poche certezze credetemi, ma quello che è sicuro è che il sesso maschile rappresentato nel libro non ne esce molto bene, perché come in una sorta di isteria di massa la maggioranza degli uomini non tarda a mostrare il suo lato peggiore, sfortunatamente. 

Quasi tutti dimenticano il volto del loro padre e tocca così ai pochi rimasti fedeli a sé stessi ma soprattutto ai sani principi etici darsi da fare. Non sappiamo come sarebbe andata la storia se le parti fossero state invertite, ma una cosa è certa, e ce lo insegnano il Passato ed il Presente, non (i) King: il sesso maschile è sempre più incline alla violenza rispetto a quello femminile. Yar.

 

Tornando all’intreccio del romanzo, (i) King regala(no) un susseguirsi di sorprese, di momenti di eroismo inaspettati o di grande vigliaccheria imprevedibile da parte dei personaggi e tutti, chi più chi meno, hanno una parte nella trama generale, che siano l’anziano avvocato che perde il fedele amico gatto o la povera tossicodipendente che partorisce in quello che è diventato un nuovo mondo e che ha avuto appena il tempo di assaggiare la sua redenzione. A questo livello di trama così complicata, che se ti fermi un secondo è la fine, Bene e Male si mescolano così tanto che è difficile riconoscerli, difficile giudicare o prendere le parti dell’uno o dell’altro, perché se anche la morale porta sempre a fare una scelta nel momento in cui si è davanti a due diverse possibilità, le motivazioni che poi  spingono a scegliere in che direzione andare hanno un peso incredibile. Un peso che si sposta ora su un piatto della bilancia, ora sull’altro. Ed ecco che le parti vengono sconvolte, mischiate, invertite, ribaltate, e in questo momento in particolare mi riferisco soprattutto alle pagine dedicate all’ex signora Geary, Elain, ma anche a quelle della signora Lampley per il suo ripensamento dell’ultimo secondo. Anche se il discorso tocca un po’ tutti i personaggi del libro. 

Quindi, arrivati alla fine, quando tutte le vicende, anche quelle che sembrano secondarie, hanno preso il proprio posto nell’Intreccio Generale e concluso il disegno che a pagina uno era solo all’inizio, resta da chiedersi: qual è il mondo migliore? Quello di Dooling che dovrebbe essere anche il nostro o quello profetizzato e sperato da Evie Black? Se qualcuno desse davvero la possibilità di scegliere tra questa ed una nuova vita, siete proprio sicuri che tutti sceglierebbero di rimanere sulla cara vecchia Terra come la conosciamo? Non lo so, cari coloni sperduti, ma il dubbio è forte. Non dico che questo libro metta mano ai quesiti fondamentali che ognuno di noi si pone, no certo che no, è solo un romanzo, fiction, una favola, una storia inventata… ma vi dico invece di leggere semplicemente Sleeping Beauties e provare a rispondere alle tante domande che vi porrete. 

Esattamente come stanno facendo molti uomini dentro e fuori il carcere di Dooling nell’ultima notte della sua esistenza. Questo è il puro stile di King, per un mondo conosciuto se ne aprono mille altri possibili e per una sola domanda ci sono numerose, nuove, diverse, contrastanti risposte. Ora prima di salutarvi e di rimandarvi al prossimo libro, concedetemi di leggervi nel pensiero e di anticipare questa domanda che vi porrete ad un certo punto: ma dov’è finita Evie Black? Lunga vita alle vostre messi e alla prossima.

 

Vostra, D.D.

Dolores Deschain.

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