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Guns. Contro le armi.

Guns. Contro le armi.

Cari coloni sperduti, lunghi giorni e piacevoli notti, a patto che non spariate a nessuno.

Non siete pistoleri, solo Roland lo è. Oggi, come suggerito dal titolo, più che una recensione facciamo una considerazione su questo saggio da leggere in un’oretta che però, in barba alla brevità, dà spazio a mille spunti di riflessione.

 

Immediatamente, ancor prima di aprire il libro, il pensiero che corre in testa è: eh ma in America hanno tutti un’arma, si possono comprare pure al supermercato, in Italia non è così. Anche noi, inutile nascondersi dietro un bossolo di pistola, l’abbiamo pensato.

Perché ci scorrono ancora davanti gli occhi le immagini delle file chilometriche di americani che, in piena emergenza pandemica a Marzo del 2020, aspettavano il turno davanti non al panettiere, non all’alimentari, non alla banca, ma al proprio negozio di armi di fiducia. 

“Buongiorno, mi fai 500 gr di Parabellum tagliata fine fine fine? Grazie!”.

 

 

 

 

E questo è innegabile tanto quanto è innegabile, però, la mancanza di informazione in merito al mondo di fucili e affini perché lo vediamo lontano, perché non ci interessa, perché perché perché… Quindi magari vero è che in Italia non si possono (ancora) comprare schioppi al supermercato, ma non facciamo i Santi della situazione perché lo siamo solo nella famosa citazione. Dando uno sguardo ai dati che interessano il nostro cattolicissimo vecchio stivale se ne ha la prova: ci sono dieci milioni di armi da fuoco denunciate. Questo numero, secondo il nostro piccolissimo parere, ne nasconde almeno uno uguale se non superiore, ovvero dieci milioni di armi NON dichiarate. E non ci sarebbe niente di male se queste armi, denunciate o no, non causassero un mucchio di morti. E invece li causano, diamine se lo fanno. Ma non è tutto. Ci siamo incuriositi e siamo andati un po’ a zonzo nel web ed abbiamo visto che ci sono siti dove puoi mettere nel carrello uno schioppo come fosse la lettiera per il gatto. 

Probabilmente quindi non avremo l’Adam Lanza di turno che entra in una scuola elementare e uccide 20 bambini e 7 adulti (dopo aver fatto fuori la madre col fucile che lei stessa deteneva in casa) ma i dati dei morti per arma da fuoco fanno paura lo stesso. Questo per dire cosa? Che l’Italia è una nazione armata come moltissime altre lo sono, sicuramente non equipaggiata tanto quanto l’America, ma questi dieci milioni di giocattoli di morte (come li definisce King) in giro, qualcuno li deve pur usare. Le pistole e i fucili non si comprano in autonomia, non si richiedono i brevetti da soli, non si chiudono nelle teche e buttano via la chiave e non fanno ordini on line al posto nostro.

 E quindi ci poniamo la stessa domanda che si pone il Re: quante persone dovranno ancora morire prima che tutto questo finisca? Quante altre stragi ci dovranno essere nei campus, sulle spiagge, nelle scuole elementari americane e non?

Scusa se mi contraddico.

Ma, sempre come SK dice da queste pagine, la contraddizione fa parte dell’essere umano, in questo caso essere umano italiano e anche un po’ kinghiano. Come mai? Direte voi, beh questo Re  autore del saggio contro le armi di cui stiamo parlando, per sua stessa ammissione (pag. 47), in casa di pistole ne ha tre. Non una, non due, ma tre. Dicendo di esserne chiaramente consapevole. Di che? Consapevole di cosa? Cosa se ne fa di tre pistole? Perché le ha comprate? Per l’imminente apocalisse zombi che ormai è alle porte? Certo in quest’ottica gli americani sarebbero quelli con la maggiore probabilità di venire fuori dall’assalto dei non morti se si pensa che nella sola California (stima del 2012 anno dell’uscita del libro) di armi da fuoco ne sono state vendute settecentomila e se andiamo a livello nazionale le cifre salgono a svariate centinaia di milioni. Ammettiamo che noi a confronto siamo dei pivelli. Se l’apocalisse zombesca succedesse qui vicino casa nostra, al massimo potremmo attaccare un walking dead con il mocio o con la vanga da giardino in quanto non abbiamo né la spada come Michonne né la balestra come Daryl. Ma tornando a King, lui dice di non avercela con i possessori di armi che le usano per il tiro sportivo o per la caccia, certo, hai tre pistole pure tu, e qui un tantino di contraddizione nel discorso ce lo vediamo. Perché un fucile ammazza alci o spappola piattelli fa male pure allo stomaco di un essere umano o peggio ancora alla testa. Se sei armato l’arma la puoi usare, et voilà, se hai solo il mocio in mano al massimo pulisci per terra. Intendiamo che l’occasione fa l’uomo ladro e la pistola ne potrebbe fare un assassino. Vero è che le persone “normali” (lo virgolettiamo con tanto di gesto con le dita delle mani perché il concetto di normalità è troppo difficile da spiegare) non userebbero un’arma contro un altro essere umano per il solo gusto di uccidere, ma è anche vero che se a casa hai già bello e pronto un set di sputafuoco dai oggi e dai domani, arriva il giorno che lo usi perché hai sbarellato di brutto e senti che il radiatore in camera da letto ti detta ordini direttamente dentro la tua testa. Magari no, magari hai tre pistole in casa come King e là restano, inutilizzate anche in caso di effrazione, come leggiamo a pag. 74. Ma magari invece c’è qualcuno che avendole in casa le usa, scambiando un membro della propria famiglia come un ladro o un malintenzionato per esempio, e facendogli saltare la testa, come leggiamo a pag. 75.

Ironia della sorte e delle parole.

Per come la vediamo noi le armi le dovrebbero possedere solo le forze dell’ordine e persino quelle “sportive” o per la caccia (non apriamo questo argomento della caccia altrimenti non la finiamo neanche per la prossima presa della Torre Nera) dovrebbero essere rese non mortali per gli esseri umani. A questo punto si potrebbe controbattere e allora i coltelli, gli archi, le balestre, le asce e le spade da collezione? Aye coloni nostri! Ma King ha scritto “Guns” non “Swords” e si parla di massacri effettuati prevalentemente con armi semi automatiche o automatiche già trovate in casa o comprate, udite udite, per corrispondenza o entrando in una semplice armeria e dicendo che è un regalo per papino (pag. 34). Mbé. Parliamo di armamenti che prima di essere ricaricati sparano trenta colpi in meno di un minuto e hanno caricatori così capienti che per la tua bella strage puoi portarti dietro una cosa come quattrocento munizioni (manco in Resident Evil ne trovi così tante) come ha fatto Seung-Hui Cho che nel 2007 alla Virginia Tech con la sua Glock e i suoi 19 caricatori da quindici proiettili è riuscito ad esplodere più di un centinaio di colpi uccidendo e ferendo diverse decine di persone. Ecco quello che intendiamo. E quello che intende King, crediamo. King che apre questo saggio con un’ampia spiegazione del perché, a suo tempo, ritirò Ossessione dal mercato.

 Non perché costretto, ma perché vedeva nello scritto e nel suo protagonista un’arma. L’ironia della sorte e delle parole. Una vera e propria arma. Un accelerante nella benzina della follia che viaggia nella testa di qualche ragazzo troppo instabile e problematico. In almeno tre casi di altrettante stragi infatti, oltre ad essere protagonisti di uccisioni di massa, questi ragazzi si portano dietro una copia del libro in questione (Ossessione) e a volte lo citano pure. King evidenzia come i killer in questione (lui ha sottolineato una volta “sempre maschi”, noi lo sottolineiamo due volte, sempre maschi, sempre maschi) abbiano avuto seri problemi mentali prima di dare il via ai mortali fuochi d’artificio. Chi era stato ricoverato in una clinica psichiatrica, chi aveva una grave forma di paranoia, chi sentiva la madre dire giornalmente che si sarebbe suicidata. E via dicendo. Ritrae brevi quadri della loro vita pre sparatoria non per giustificarli, intendiamoci, ma per confermare che se fai una strage non è semplicemente perché hai avuto una vita difficile, ma perché stai fuori come un balcone già prima di aver letto un libro. Poi certo, se trovi anche delle pagine che sembra parlino direttamente a te, torna il discorso dell’accelerante e della benzina di prima. Ed ecco il motivo per il quale King ha ritirato Ossessione (ma non Uscita per l’Inferno, presente nella stessa raccolta del racconto incriminato che, comunque, ha come protagonista un uomo con problemi psicologici che fa una strage con armi comprate come niente fosse. Come mai questo libro non è stato ritirato? Evidentemente non aveva la stessa forza tentatrice di Ossessione e inoltre grazie al cielo non tutti i libri sono fonte d’ispirazione per stragi di innocenti, a prescindere dal loro argomento, aye.) Ma King prosegue nel suo saggio e ci informa su dati e numeri, portando al conto le vittime di questa follia degli armamenti casalinghi presenti in quasi ogni casa americana, manco fossero dei tostapane.

Numeri da brivido puro.

Tutti i dati snocciolati in queste pagine ci hanno ovviamente molto colpiti in quanto durissimi, tremendi, vero e puro horror, ma due in particolare crediamo siano i primi su cui riflettere. Uno: ogni giorno otto tra bambini e ragazzi vengono colpiti per sbaglio dalle armi da fuoco in famiglia; due: ogni sedici ore una donna viene uccisa dall’arma da fuoco del compagno o convivente. Siamo ancora raggelati. Ripeteteli a gran voce questi punti a quella signora californiana pro guns che King ad un certo punto cazzia visto che per difendere le armi le paragona ai cucchiai, definendole semplici strumenti. Signora cara per uccidere col cucchiaino ci vuole un po’ più di impegno rispetto ad una pistolettata o fucilata. Ci pare almeno.

Cosa si potrebbe fare?

In definitiva King ammette che in America non sarebbe attuabile l’utopia della nessuna arma in casa né per difesa né per sport (e noi crediamo che non sarebbe attuabile in nessun posto al mondo), ma qualcosa quantomeno per arginare la marea di fucili e pistole we can do it. Cosa? Ad esempio rigido controllo delle armi da fuoco, accertamento dettagliato dei precedenti del possessore delle armi,  pene detentive rigide e obbligatorie per chi le usa senza autorizzazione, proibizione di vendita di caricatori superiori a dieci colpi e divieto di vendita di armi d’assalto (pag. 90/95). Soprattutto per questa ultima cosa… ma che diamine ci dovete fare di un fucile che ha così tanta potenza di fuoco da sgretolare i muri di cemento armato??? Non lo capiremo mai. Comunque sia, a parte le nostre perplessità, questa è la soluzione per salvare il salvabile che propone Stephen King. Soluzione che tra l’altro pare funzioni come misura di contenimento e che sicuramente attuandola può quantomeno ridurre il numero dei morti, accidentali e non. E non ci sembra poco. Il Re cita l’esempio dell’Australia come tentativo ben riuscito di mettere un freno al caos balistico (pag. 97) e se la ride amaramente quando i difensori del diritto alla legittima difesa e delle armi in generale indicano nella “cultura della violenza” in America la fonte principale delle sparatorie a scuola (pag 55/64). Anche noi su questo punto sentiamo di dire una cosa, la cultura della violenza esiste, ma in ogni posto al mondo purtroppo, non solo negli U.S.A. Sarebbe ipocrita dire così. Chiusa parentesi. In fine King si rivolge direttamente a chi “gestisce” il mondo delle armi suggerendo loro di seguire il suo esempio con il ritiro del libro Ossessione e di supportare le misure di contenimento sopra citate “non perché lo imponga la legge, ma perché è la cosa più giusta” (cit. pag. 99).

Fine. Punto. Au revoir.

Per chiudere cari coloni sperduti vi consigliamo di leggere questo saggio e di farvi pure tutte le domande che vi vengono in mente, leggete, analizzate, criticate, distruggete ipotesi e createne di nuove, l’importante è non restare indifferenti come se questo terribile problema non riguardasse anche chi dall’America è molto distante. Perché, ragazzi, è così che vanno le cose (pag. 99). 

Bene coloni sperduti, qui giunti vi auguriamo lunghi giorni e piacevoli notti e andiamo a preparar il mocio per l’imminente apocalisse zombi.

Sempre vostra,

D.D.
Dolores Deschain

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